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Cultura, Magenta

'Chimere: segni, sogni, gesti'

Galleria Magenta è lieta di presentare la prima mostra del 2019, un anno significativo per la storica realtà magentina, in cui ricorre il 40° anniversario di fondazione.

“CHIMERE: SEGNI, SOGNI, GESTI” è un percorso a tre tappe che si sviluppa nella sede centrale di Via Roma 45, in Galleria Magenta Nuova Dimensione (al civico 69) e in Galleria Magenta Spazio7 (al civico 43). Tre spazi, tre autori, tre idee espositive e stili differenti, accomunati però da un fil rouge che percorre idealmente una delle arterie principali della città accompagnando il visitatore in un’esperienza d’arte visivamente immersiva.
Marco Pessa, Aldo Parmigiani e Giacomo Filippini si misurano con i contesti attraverso cifre stilistiche personali, dalla pittura classica a quella d’impeto, fino alla modellazione materica, inseguendo la chimera dell’arte attraverso segni, sogni e gesti, come lo stesso titolo suggerisce.
Nella sala principale della sede centrale, le grandi tele di Marco Pessa aprono grandi spazi di colore, finestre sulla natura in cui ninfee e cerchi d’acqua si rincorrono nel dinamismo di una pittura segnica, realizzata con le mani direttamente sul supporto, lasciando che i dettagli spariscano all’orizzonte in favore di una visione d’insieme dinamica, immaginifica. Il gesto e il colore, protagonisti indiscussi delle opere, accompagnano il visitatore in posti lontani, luoghi ameni in cui perdersi con l’immaginazione.
In Galleria Magenta Nuova Dimensione, le opere di Aldo Parmigiani riportano a un gusto classico della pittura in cui i gesti delicati e i segni meticolosi introducono a un’atmosfera di sogno appena sussurrata tra i fiori di campo o nei volti leggiadri delle donne rappresentate. Una pittura di sentimento e “di cuore”, vicina al gusto più naturale dell’arte, capace di abbracciare lo sguardo del visitatore, cullando sogni dai contorni delicati.
In Galleria Magenta Spazio7, infine, le tre grandi sculture di Giacomo Filippini ridisegnano lo spazio come in un set cinematografico o teatrale. Due cigni e un pavone occupano il vano centrale della sede espositiva con le loro figure snelle e imperiose, esaltando da una parte il materiale contemporaneo utilizzato dallo scultore (lastre di alluminio), dall’altra la loro forza simbolica. I due cigni, uno bianco e uno nero, sembrano simboleggiare l’eterna lotta tra il bene e il male, mentre il pavone, nella sua bellezza colorata, da sempre è associato a un segno di orgoglio e vanità.

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