Il fenomeno dei ‘Gilets jaunes’ e della spaccatura sociale in atto in Francia, ma non solo.
Da ormai un paio di settimane si sono presi la scena. Fosse solo per il simbolico gilet che indossano o per le ragioni in nome delle quali scendono in piazza, abbiamo sentito tutti parlare di loro. Sono i “Gilet Gialli” e incarnano un movimento popolare che rischia di essere solo la punta dell’iceberg di una profonda lesione sociale presente in tutte le comunità europee. Questo movimento di protesta, concepito in novembre nella Francia periferica, è nato sostanzialmente per opporsi al progetto di legge del Presidente Macron, con il quale avrebbe prima parificato e poi aumentato fino al 2022 il livello di tassazione sui carburanti superando del 50% il prezzo attuale. La legge va considerata all’interno del programma, del quale Macron si è fatto paladino, di riduzione delle emissioni di Co2, attraverso l’innalzamento dei costi del combustibile. Il movimento è poi cresciuto, si è ingrandito ed è riuscito ad opporsi a Macron con le sue stesse armi. Il Presidente francese ha vinto le elezioni polarizzando lo scenario politico tra Europeisti e Antieuropeisti. Ora i “Gilet Gialli” sono riusciti a riunire sotto un unico simbolo l’Anti-Macronismo, che è, evidentemente, meticciato di schieramenti politici. Qualificare Macronismo e Anti-Macronismo è molto semplice ed è la stessa “carbon tax” a tagliare in due la società francese. A Parigi solo il 13% delle persone utilizza l’auto per recarsi al lavoro, mentre considerando l’intera île de France la percentuale oscilla dal 66 al 99% dei cittadini. Dunque è un movimento che raccoglie sotto un’unica ala tutte le opposizioni al governo, e proprio per questo motivo risulta apartitico; che rappresenta la spaccatura tra l’alta società e la classe lavoratrice e senza lavoro. Tanti uomini e donne scese in piazza in queste manifestazioni hanno ammesso di farlo per la prima volta in tutta la loro vita. Ma soprattutto che dimostra, ancora una volta, quanto sia profonda la distanza tra la politica dell’élite e i bisogni della gente. È un movimento che porta alla luce la drammatica situazione di una classe media, che lentamente è scomparsa, sino a confinarsi sempre più verso i margini di una società, dove non può che nascere rancore. Ciò che più deve preoccupare di queste manifestazioni non è certo il danno presente, quanto il rischio che arrivino al potere per sordità delle istituzioni. E, a distanza di 6 mesi dalle elezioni, il fallimento di Macron mette a repentaglio ciò che egli stesso voleva rilanciare: l’Europa.