"Festeggiavamo poche feste, solo Natale, Pasqua e la festa del paese, ma quelle poche dovevano essere condivise e il nostro dolce non doveva mancare".
"Quando ero bambino facevamo una vita semplice fatta di tanto lavoro, si lavorava sodo dalla mattina alla sera, persino nei giorni di festa; anche se non si andava a lavorare nei campi, qualcuno doveva alzarsi presto per accudire gli animali nella stalla. Avevamo però grandi valori: la famiglia, gli amici e l’onestà erano per noi la cosa più importante. Il Natale era per noi un grande giorno, vivevamo intensamente il nostro credo, tutto girava attorno alla S. Messa, ai vespri ed al presepe, era anche l’unico giorno in cui ci si poteva riposare e mangiare un po’ di più. In quel giorno mangiavamo il salame, quello buono che fino ad allora era stato appeso nella nostra camera da letto, la gallina del nostro pollaio che serviva per il brodo e per l’umido con la polenta, il pane fatto il giorno prima dalle mamme e di certo non mancava il dolce. Non conoscevamo di certo il panettone, quello era riservato solo ai benestanti di Milano, noi ci accontentavamo della nostra büsaéla. La büsaéla era il nostro dolce che accompagnava sia le feste di Natale che le grandi occasioni durante tutto l’anno, l’unico sapore che addolciva qualsiasi nostra festa sia invernale che estiva. La vigilia di Natale la mamma preparava il pane ed avanzava un po’ del suo impasto per arricchirlo di zucchero, burro, fichi e tanta uvetta, l’uva americana quella che avevamo raccolto a fine estate ed avevamo fatto seccare nei cassetti della madia. Quell’impasto così ricco veniva poi fatto cuocere nella stufa della cucina regalando un profumo irresistibile che ci rendeva felici. Nessuno doveva rimanere senza büsaéla a Natale e se qualche vicino era più povero di noi, se ne faceva una anche per lui. Festeggiavamo poche feste, solo Natale, Pasqua e la festa del paese, ma quelle poche dovevano essere condivise e il nostro dolce non doveva mancare". (I nonni di quella Cuggiono che val la pena riscoprire. Angelo, Pina, Enrica, Agnese, Maria, Mariuccia, Enrico e ...tantissimi altri. Anni ‘40 e ‘50)