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Il bastian contrario

Col DEF, ai giovani le briciole

"Da anni il nostro paese pare non ricordarsi di chi, da qui ai prossimi anni, dovrà pagare gli sbagli del presente".

Un altro Documento di Economia e Finanza a vuoto. Nel mare di promesse, impegni e denaro per tutti non c’e stato il minimo spazio per i giovani. Zero. Da anni il nostro paese pare non ricordarsi di chi, da qui ai prossimi anni, dovrà pagare gli sbagli del presente. Non una misura che possa realmente rilanciare le prospettive di ragazzi con davanti un futuro poco rassicurante, ma soltanto parole e allusioni errate, pronunciate dando corpo a un inganno, che sembra solo poter deridere chi ancora ci credeva. La manovra ha due destinatari ben precisi: pensionati (8 mld di euro) e poveri e disoccupati (11 mld di euro), e ha un peso complessivo di 37 mld, al lordo dei 12 già previsti per il costo di disinnesco delle clausole di salvaguardia sull’Iva. Il governo individua circa 10 miliardi di coperture derivanti da tagli, condoni (che senza la depenalizzazione non renderanno) e previsioni di crescita, che tutti sanno essere irraggiungibili. Scoperti rimangono circa 15 miliardi, che andranno finanziati a debito. Ma fare debito in un paese con un passivo pari al 132% del Pil non è mai una buona idea, soprattutto se le linee guida del Patto Stabilità e Crescita prevedono un progressivo decremento del rapporto. Sia chiaro, si può fare, ma l’importante è avere la certezza che le misure previste possano avere un reale impatto sulla crescita del paese e sulle opportunità di lavoro da creare (alla Macron, per intenderci). Addossare, invece, ai nostri giovani, che patiscono già uno tra i più alti tassi di disoccupazione europei, il peso di misure assistenzialiste e pensioni da baratto elettorale, è pura follia. Aiutare i giovani, partendo dai giovanissimi, significa ben altro. Significa lanciare un grande piano per la natalità sostenuto dallo Stato, perché, come riporta un recente studio americano del National Bureau of economic research, “il declino nelle nascite è il precursore di una recessione imminente”. Significa investire nell’istruzione e nelle scuole, che ad oggi versano in condizioni pietose. Significa, infine, affrontare un vero discorso di rilancio dell’economia e dell’impresa con grandi tagli delle tasse, incentivi all’occupazione (e non alla disoccupazione come è riuscito a fare Di Maio con il Decreto Dignità e farà con il Rc) e reali e soddisfacenti opportunità lavorative. Assistere, invece, ad un sistema politico, che cinicamente guarda al presente, senza la benché minima visione futura, illude ancora una volta..

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