L'allora Arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini, poi diventato Pontefice, domenica mattina sarà elevato agli allori della Santità. Tanti ricordi anche da noi.
Gli archivi delle nostre Parrocchie conservano sicuramente tracce e ricordi della visita pastorale dell’allora Arcivescovo di Milano G. Battista Montini. In occasione della sua canonizzazione sarebbe bello che queste tracce del suo passaggio nel territorio del nostro attuale decanato (allora non esisteva ancora questa struttura territoriale) riemergessero dal silenzio dei nostri archivi. A Papa Paolo VI noi ambrosiani siamo particolarmente e affettivamente legati perché è stato il nostro Vescovo che poi abbiamo accompagnato nel suo ministero universale, una volta divenuto successore di Pietro, ricordandolo al Signore ad ogni Messa per tanti anni. E il suo è stato un pontificato molto impegnativo. Ha dovuto portare a termine il Concilio Vaticano II, affrontare le tante e complesse tensioni ecclesiali del dopo Concilio, soffrire la tragica stagione degli anni di piombo culminata con l’assassinio di Aldo Moro, sobbarcarsi viaggi impegnativi e, a volte, rischiosi in tutti continenti, rompendo la clausura che chiudeva il Papa in Vaticano. Aggiungo a queste poche e sintetiche note un ricordo più personale. Insegnavo in una scuola media, a Milano, durante i giorni della prigionia di Aldo Moro. Avevo colleghi di ogni estrazione politica da destra a sinistra. Ricordo con commozione la reazione di stima e ammirazione che tutti i miei colleghi mi hanno, indistintamente, manifestato quando comparve la lettera di Papa Paolo VI agli “uomini delle brigate rosse” che in quelle circostanze tutti chiamavano esclusivamente“terroristi”. Chiamare “uomini” quelli che tutti chiamavano “terroristi” era quello che un Papa doveva fare. Ma era anche quello a cui tutti si sono sentiti richiamati: dietro ogni azione, anche la più abbietta, c’è sempre un uomo, una libertà, una coscienza alla quale sempre ci si può appellare. Era la grande, innovativa ed evangelica lezione di Papa Giovanni XXIII: non identificare mai un uomo con le sue azioni e le sue idee: l’uomo è sempre “di più”: a questo “di più” occorre sempre riferirsi!