Dopo nemmeno 100 giorni il governo del cambiamento rischia già di naufragare verso un’ansa di sabbie mobili, che ne decreteranno la fine. Il pericolo c’è ed è concreto.
Dopo nemmeno 100 giorni il governo del cambiamento rischia già di naufragare verso un’ansa di sabbie mobili, che ne decreteranno la fine. Il pericolo c’è ed è concreto. Non possiamo fischiettare pensando che lo scontro al vertice sulle grandi manovre sia normale diatriba di governo, tutt’al più sintomo di un’incertezza che allarma i mercati e aggrava le divergenze interne. Lo stesso premier Conte ha dichiarato: “questo è il mio ultimo giro”, quasi svuotato dalla necessità di dover trovare una costante mediazione tra le due fronde. Il reale problema verso il quale il governo si sta inabissando, però, questa volta con unione di intenti e di incoscienza, è finanziario e riguarda i conti del paese. Qualche numero: il nostro passivo si aggira intorno ai 2.346 miliardi di euro e cresce mediamente di 2’000 euro al secondo. Di questo solo il 6% è in mano a investitori italiani, mentre, escludendo fondi e banche, gli stranieri detengono ben il 33% del nostro dovuto. Dunque è semplice dedurre che la nostra capacità di rifinanziare i circa 400 miliardi di debito annuali sia legata a doppio filo con le aspettative che gli investitori hanno nei riguardi dell’Italia. Basti ora pensare che fino ad oggi gran parte dei Btp italiani sono stati assorbiti dalla Bce, attraverso un programma d’acquisto massiccio di titoli di stato, e che questo si esaurirà entro il 2019, allargando la porzione di debito da rifinanziare. Un primo segnale dagli investitori è già arrivato. La presenza di un “Piano B” dell’Italia verso l’Europa, le promesse economicamente insostenibili e la sfida al modello europeo hanno fatto segnare tra maggio e giugno vendite del debito italiano per 57 miliardi. E se il plateau della finanza non crede nell’Italia ecco che da maggio lo spread è tornato a quota 300, portando verso il basso i rendimenti dei listini borsistici: Milano -5% dall’anno scorso; Banche con in portafoglio titoli di stato: -25% Unicredit e -86% Mps dal 2017. Ma il momento più difficile, quello in cui si verificherà la tenuta del governo, deve ancora arrivare. L’agenzia di rating Fitch conferma il BBB negativo e definisce l’italia “un paese alla deriva sul debito”, successivamente arriveranno le stime di Moody’s e Standard and Poor’s. Sarà una tempesta perfetta e già Di Maio ammette “se ci sarà un attacco speculativo, sarà per motivi politici”. Appunto.