“Il rischio di psicosi e schizofrenia raddoppia se si fa uso abituale di cannabis”.
Periodicamente sulla stampa si riaffaccia il tema della liberalizzazione delle cosiddette ‘droghe leggere’. Come gli esperti sanno l’espressione ‘droghe leggere’ è in sé ambigua e non significa granché. Personalmente sono contro la liberalizzazione. Anzitutto perché anche il solo uso sporadico di queste sostanze può dare problemi. Nell’immediato, il senso di rilassamento e di sonnolenza (oltre alle distorsioni percettive) possono creare pericoli se, per esempio, ci si mette alla guida sotto l’effetto della sostanza; anche la memoria a breve e la spinta emotivo-motivazionale ne risentono negativamente. Nel lungo termine, spiega a ‘La lettura’ (19.03.2017) lo psichiatra Riccardo Gatti, i rischi “sono, per cominciare, tutti quelli legati al fumo, qualsiasi cosa si fumi. Dai problemi respiratori ai tumori polmonari. Più quelli specifici dovuti alla droga. Il rischio di psicosi e schizofrenia raddoppia se si fa uso abituale di cannabis e l’insorgenza di disturbi mentali in genere avviene in età più precoce”. Il consumo di cannabinoidi è particolarmente insidioso per l’adolescente, che sta ancora maturando anche sul piano neurologico, infatti, a quell’età “il cervello è ancora molto plastico. I cannabinoidi vanno a scombinare questo processo di maturazione con il risultato, tra l’altro, di rendere più facili depressioni e neurolabilità in genere. Per non parlare - continua Gatti - del rischio schizofrenia. E del fatto che queste sostanze accelerano il decadimento dei neuroni dell’ippocampo”. Certo la legalizzazione di alcuni stupefacenti porterebbe due vantaggi: quello di togliere alla criminalità un’enorme fonte di guadagno e quello di poter controllare le sostanze e la dipendenza dei soggetti, ma con il grande svantaggio di ‘sdogare’, attraverso il riconoscimento legale, una pratica oggettivamente molto dannosa. Al problema del dilagante consumo di alcol tra i giovanissimi, sarebbe bene non aggiungerne un altro.