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Cuggiono, Storie, Notizie dal museo

'Il triciclo'

Con 'Trucioli di Storia' riviviamo una storia molto suggestiva raccontata da nonno Elio.

Avevo 13 anni e mi avevano appena assunto in una piccola officina vicino al nostro vecchio oratorio, a quei tempi si cominciava presto a lavorare ed io ero felice di aver trovato un posto vicino a casa. Il mio compito era lavorare all’interno dell’officina ma quel giorno c’era una consegna urgente da fare e non c’era nessun altro uomo disponibile per la consegna, tutti dovevano finire dei lavori importanti così decisero di mandare me. Per le consegne si utilizzava una bicicletta a tre ruote con un cassone davanti per caricare la merce, tutti i piccoli imprenditori o commercianti ne avevano una, era l’antenata dei furgoni. Molto economica, non serviva benzina, bollo o assicurazione, bastavano gambe e fiato. Il padrone mi caricò il pezzo da consegnare dicendomi dove dovevo andare, una pacca sulla spalla e raccomandandomi di non perdere tempo mi disse: “su fiö pedala svelt”. Ero fiero di quell’incarico ed entusiasta saltai in groppa alla bicicletta. Mi accorsi subito però che qualcosa non andava, ero troppo piccolo e non avevo abbastanza forza per metterla in moto con i pedali. Aimè era un guaio chi glielo diceva al padrone che non potevo fare la consegna! Ma orgoglioso non mi persi d’animo, presi la rincorsa e risaltai sulla bici sperando che con la spinta iniziale potessi in qualche modo riuscire a pedalare, ma niente, finita la spinta il mezzo si fermava inesorabilmente. L’unico modo per rimetterla in movimento era di risaltare giù, spingerla riprendendo la rincorsa, risaltarci sopra e guidarla fino a che si rifermava. Strappavo sorrisi a tutti quelli che incontravo, “dai forza!” era il tifo di molti mentre io ero intento a saltare su e giù, ma fiero continuavo, non potevo di certo mollare. Continuai così fino a destinazione e con grande soddisfazione riuscì a portare a termine la consegna. Dovevo però ritornare e l’unico modo per farlo era lo stesso, cominciavo però ad essere un tantino stanco, decisi allora di concedermi un sorso d’acqua ad una fontanella e con forza d’animo risaltai in groppa al mio mezzo. Arrivai sfinito ma riuscì a ritornare in officina, per quel giorno mi ero guadagnato lo stipendio. Feci contento il padrone ma speravo che non mi desse ancora questo compito almeno fino a che non sarei cresciuto abbastanza da avere forza ai pedali. Che belli i miei 13 anni…ma a quei tempi si doveva per forza crescere in fretta…
NONNO ELIO, Cuggiono, primi anni ‘50

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