La tragica scomparsa del capitano della Fiorentina, ci ha fatto capire che, al di là di come li possiamo vedere, anche i calciatori e gli atleti sono umani. Sono come noi.
"Siamo tutti Davide Astori". No, non è un'esagerazione. "Siamo tutti Davide Astori", nel senso più profondo della frase. Perchè è proprio quando accadono purtroppo simili tragedie, quando un ragazzo di soli 31 anni viene strappato per sempre all'amore ed all'affetto di familiari e amici che ci rendiamo conto ancor di più di quanto anche i calciatori (ma in generale gli atleti di ogni sport e disciplina) siano umani. Già, troppo spesso, o forse ogni volta, infatti, siamo abituati a vederli giocare il sabato oppure la domenica e poi pochi giorni dopo (il martedì, il mercoledì e il giovedì) eccoli tornare ancora in campo. Sembrano quasi dei superuomini, come se non sentissero la stanchezza, come se non avessero bisogno di recuperare tra una gara e un'altra, come se niente li toccasse (più forti di tutto e di tutti, per dirla in parole povere). Certo, è il loro lavoro, ci sono persone che li seguono quotidianamente e, col passare del tempo, ognuno impara da solo che cosa gli serve e soprattutto come gestire il proprio corpo. E va bene, le professioni pesanti sono ben altre (questo non lo abbiamo mai e non lo metteremo mai in discussione; anzi!), ma, al di là che ciò che è accaduto al capitano della Fiorentina poteva o non era per nulla prevedibile (il cuore che rallenta e che si ferma del tutto, bradiaritmia secondo quanto emerso dall'autopsia effettuata sul suo corpo), vederlo volare via per sempre ci ha fatto capire che anche loro sono appunto umani. Sono come noi. Perchè i superuomini oppure i supereroi esistono solo nella fantasia e nell'immaginazione. E allora... "Siamo tutti Davide Astori".