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E' morto a Brescia l'ex commissario tecnico della Nazionale Italiana di calcio. Alla guida degli Azzurri ha conquistato, nel Mondiale del 1990 in casa, la medaglia di bronzo.
"Notti magiche...", quella canzone di sottofondo; la canzone che ci ha accompagnato per tutto il Mondiale e che risuonava forte e chiara ad ogni 'nostro' gol. La coppa del Mondo in casa, Italia '90, gli Azzurri che partita dopo partita prendevano sempre più sicurezza e forza, fino alla finale per il terzo - quarto posto e la medaglia di bronzo al collo. Da una parte il gruppo (tanti grandi nomi del palcoscenico calcistico italiano, ma anche alcune rivelazioni), dall'altra lui, il commissario tecnico Azeglio Vicini. L'allenatore, prima però l'uomo e la persona capace di regalare emozioni ad un intero popolo. "Ciao mister", è la voce che da qualche ora si sta levando, dunque, in tutto il Paese. Le parole si mischiano con le lacrime, perchè il tecnico da ieri purtroppo non c'è più, volato via per sempre. Nato a Cesena, avrebbe compiuto 85 anni il prossimo mese di marzo. Una vita dedicata al mondo del pallone, prima a Vicenza, poi alla Sampdoria e, quindi, a Brescia per intraprendere successivamente la carriera di allenatore. E' rimasto sulla panchina delle Rondinelle fino al 1968, anche se i suoi ricordi più importanti sono legati appunto alla Nazionale. Qui ha lavorato, infatti, dal 1986 al 1991, dispuntando il Mondiale del 1990 in Italia, che lo ha portato a centrare il terzo posto dopo la sconfitta in semifinale contro l'Argentina ed il successo sull'Inghilterra nella sfida per il terzo - quarto posto. "Avremmo meritato di vincerli, siamo stati sfortunati - aveva più e più volte dichiarato - Non perdemmo mai sul campo: 6 vittorie e un pari arrivando terzi, l'Argentina fu sconfitta 2 volte e andò in finale con la Germania. Però in quelle notti conquistammo gli italiani, il loro affetto fu travolgente. Infatti, la gara con l'Argentina resta una delle partite più viste in tv di tutti i tempi".