L’antica tradizione torna a rivivere a Busto Arsizio, Inveruno, Magnago e Turbigo tra vin brulè e divertimento.
A Gioebia!.. a Gioebia! ...andavano un tempo schiamazzando, l’ultimo giovedì di gennaio, i ragazzi per le vie di Busto Arsizio accompagnando gli strilli con il suono della percussione di coperchi e di latte, cioè battendo “cunt’ i cuercì e sü i tuluni”. A sera, poi, le gioebie costruite dai gruppi di cortile o di contrada con stracci e paglia, e che potevano assumere le sembianze maschili o femminili, a seconda che i fantocci fossero rivestiti di pantaloni e camicia con il capo coperto da un cappellaccio oppure con mutandoni di pizzo, un grembiule ed il capo coperto da un fazzoletto, venivano portate in grandi cortili o sulle piazze per essere bruciate. Consumati i fantocci, il rogo continuava ad accompagnare la festa popolare alimentato da fascine di robinia e fusti secchi di granoturco, cioè fasci di “brusciain” e di “maagosciu”. La festa , il cui nome trae origine probabilmente dal femminile dell’aggettivo latino iovius, a, um, derivato dal genitivo lovis del sostantivo lupiter (cioè Giove). Il fantoccio simboleggia il bruciare i cattivi pensieri, preparandosi a vivere una nuova stagione. Anche quest’anno la tradizione tornerà a rivivere, soprattutto a Busto Arsizio (con i fantocci nelle piazze e il risotto la sera). Ma appuntamenti molto attesi saranno anche in altri nostri paesi, come a Inveruno, al Circolo, e a Magnago. A Turbigo l’iniziativa della Pro Loco si svolgerà, da tradizione, al campo della Giobia di via Trieste, angolo via del Torrione (zona scuole Medie). Per tutti i presenti spazio poi a vin brulè e birra bulè e chiacchiere.