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Sport, Il terzo tempo

"Signori si nasce..."

Mai come oggi quella celebre frase di Totò è d'attualità. Rino Gattuso, prima della conferenza stampa da nuova allenatore del Milan, ci ha dato un'importante lezione.

“Signori si nasce, e… modestamente…”. In fondo, il grande Totò aveva ragione; altroché se ne aveva. E mai come stavolta quella celebre frase sembra essere attuale. Perché, diciamocela tutta (va bene, potrebbe essere un po’ esagerato; anzi no!), oggi giorno le persone cosiddette appunto ‘signori’, soprattutto quando si tratta di personaggi di una certa notorietà, sono purtroppo ‘merce rara’. Ma per fortuna non per tutti è così. Lunedì scorso, Milanello, conferenza stampa per presentare ufficialmente Rino Gattuso, appena diventato allenatore della prima squadra del Milan dopo l’esonero di Vincenzo Montella. I giornalisti in sala sono diversi, prendiamo, allora, posto (si preparano i taccuini, i computer, i tablet, i microfoni e le telecamere; si scambiano quattro chiacchiere tra di noi), quando ecco arrivare ‘ringhio’, accompagnato dall’amministratore delegato rossonero Marco Fassone e dal direttore sportivo Massimiliano Mirabelli (oltre ai responsabili e ai referenti dell’ufficio stampa). Pronti a cominciare, insomma, prima però Gattuso passa a salutare uno per uno tutti noi della carta stampata e delle televisioni. Una stretta di mano con ciascuno e un “ciao” o un “buongiorno” senza tralasciare nessuno. Un piccolo e semplice gesto, ma dal significato grande. Perché credetemi, in questi anni che faccio questo lavoro (il giornalista, ndr) ho assistito a numerose conferenze e, lo ripeto, in modo particolare quando di fronte ci sono campioni di sport o persone affermate del mondo dello spettacolo e della tv, non è poi così scontato che ciò avvenga. Grazie Rino, dunque… certo non avevamo dubbi che tu l’avresti fatto (il tuo stile è questo: umiltà e semplicità, quando giocavi e adesso che sei in panchina), ma ci hai dato un’importante lezione. Calciare una punizione, difendere la palla, correre su e giù per la fascia, affrontare l’avversario, fare un cross, un colpo di testa oppure un dribbling e andare in gol, beh… lo impari sul campo, allenamento dopo allenamento, partita dopo partita; ad essere un ‘signore’, invece, quello no, non te lo insegna nessuno, devi esserlo da solo e tu in questo sei sempre stato un vero ‘numero uno’. Quanti allenatori, giocatori o gente ‘famosa’, alla fine, dovrebbero prendere esempio da lui, perché prima di essere calciatori e mister bisogna essere persone.

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