Le società di calcio dilettantistiche preferiscono purtroppo cercare il giocatore da fuori paese, piuttosto che puntare sui giovani locali. Serve un'inversione di marcia.
Quanti ragazzi hanno indossato le scarpe chiodate, tirato calci ad un pallone prima all'oratorio e poi nella squadra del paese? Sono stati sempre tanti, ma se vai a vedere una partita nel tuo paese ti accorgerai che i giovani cresciuti nel vivaio, purtroppo, sono pochissimi. Hanno smesso? Hanno cambiato residenza? Sono passati al professionismo? No assolutamente, si sono solamente stancati e, allora, i dirigenti locali (o almeno la gran parte) dovrebbero fermarsi a pensare di come sia deleterio cercare giocatori 'esperti di categoria' per vincere il campionato a discapito dei giovani del paese. I 'nostri' ragazzi non pretendono la luna (magari qualche pizzata in compagnia), amano il proprio paese soprattutto sono da esempio per i bambini del settore giovanile. E dando loro la possibilità di giocare, ne gioverebbero di certo le società stesse, perché si riempirebbero gli spalti degli stadi o dei palazzetti. Invece no, in molti preferiscono andare 'a pescare' fuori dalle proprie mura 'domestiche' e il risultato è che in diverse realtà ecco che si vedono atleti anche di 45 anni che giocano ancora; beh... voglio dirla tutta, che tristezza! Non solo le società sportive, però, anche la Lega dilettanti dovrebbe intervenire con regole che favoriscano le realtà che tesserano atleti del proprio paese per giocare in Prima squadra, ma alla fine (purtroppo) pure nel calcio dilettantistico si pensa solo a vincere. Una domanda mi viene, quindi, spontanea: quanti calciatori dei nostri paesi hanno esordito in serie A negli ultimi venti anni? Bene andiamoci a vedere qualche partita del CSI negli oratori del territorio e noteremo certamente dei giovani veramente bravi, guarda caso ex giocatori stanchi e stufi del calcio dilettantistico locale.