L'altra sera Romano Prodi ha tenuto un incontro a Magenta. Ci si è soffermati sull'Europa e sulla situazione italiana. Ma ad alcune domande arrivate dal pubblico...
Magenta, 17 ottobre. La serata, che ha visto ospite il professore Romano Prodi, si è svolta nell’accogliente sala consiliare davanti ad una buona cornice di pubblico. L’ex premier, invitato per discutere della sua idea di Europa, oltre che per sponsorizzare il suo nuovo libro, inerente all’argomento, ha fatto il suo ingresso tra gli applausi e, dopo una breve introduzione al suo discorso, ha preso la parola. Il discorrere fluido, forse , non è mai stato il suo forte, tuttavia sembra in buona forma e snocciola subito una serie di metafore per rendere più chiara la sua idea di Europa. In buona sostanza: noi italiani, ai tempi della scoperta dell’America, avevamo un ruolo chiave nel mondo, ma, essendo divisi, non sapevamo far altro che produrre meravigliose barchette molto piccole. Gli altri, invece, vedi Spagna e Inghilterra, hanno saputo unirsi e creare le grandi caravelle per la scoperta del nuovo mondo. Ad oggi, trasponendo la situazione ad un livello più alto, l’Europa è l’Italia del 1500, mentre USA e Cina sono i grandi colossi; le caravelle sono le chiavi del mercato (Amazon, Alibaba etc) e noi non siamo in grado di esserne i forgiatori. Si professa grande europeista e non nasconde l’orgoglio per alcune scelte prese: “Pensate quali sarebbero i rapporti tra i Paesi se non fossimo entrati nell’Unione Europea”. Non risparmia, però, qualche bordata alla Germania, sottolineando il fatto che la cancelleria tedesca è attentissima a far rispettare i trattati, ma spesso è la prima ad infrangerli (surplus commerciale del 9%, mentre il consentito è del 6%). Poi attacca i populisti che, secondo lui, sono molto diffusi nel panorama europeo: “Il problema della debolezza delle democrazie è un problema estremamente serio e premere sulla paura significa portare i paesi verso l’instabilità”. A riguardo cita l’Austria, ma la gaffe è dietro l’angolo; a vincere, infatti, è Kurz e non si può certo definire populista, soltanto perché di destra. Infine una citazione non poteva mancare verso quel presidente che tanto discusso sta facendo, a suo modo di vedere le cose, tremare l’Europa, e cioè Donald Trump. Il Tycoon, secondo Prodi, è portatore di una dose spregiudicata di imprevedibilità che sta avendo il merito di destabilizzare l’agire comune europeo. Due battute, poi, sulla crisi e sull’immigrazione. Quanto alla prima “Siamo in ripresa e abbiamo agganciato la ripresa”, mentre quanto alla seconda è “Inevitabile”, anche in virtù del fatto che l’Italia perderà circa 6 milioni di cittadini nei prossimi anni, a causa del drastico calo del tasso di natalità. Spazio, prima di chiudere, alle domande. Tutto bene fino a quando queste erano in linea con il pensiero dell’ex premier. La tensione sale alla prima questione, ben argomentata, piuttosto critica sull’operato europeo in Italia e in particolare del governo Prodi durante l’ingresso nella zona euro e l’avallo di tassi di cambio, a discrezione del domandante, fuori da ogni logica. Domanda stroncata con un “La prego di concludere” ripetuto più volte. La risposta di Prodi segue, ma lacunosa e senza possibilità di replica; forse non il modo migliore, per chi si professa inclusivo, di rendersi disponibile al dialogo.