L’attacco terroristico in Spagna rivendicato dall’Isis deve essere anche analizzato alla luce degli ultimi sviluppi in area irachena e siriana. Allo stato attuale, non è ancora definitivo il profilo degli attentatori; tuttavia, è possibile trovare un legame tra le sconfitte subite in Medio Oriente dai gruppi jihadisti e l’ultimo attentato in Europa.
Dopo la perdita di Mosul, la capitale siriana del sedicente califfato, Raqqa, è sotto assedio da parte curda, così come l’area di Deir el-Zor, che è sotto l’attacco congiunto dell’esercito siriano e delle milizie sciite: gran parte del territorio conquistato e controllato dall’Isis- anche se per un lasso di tempo troppo breve per rendere stabile una qualsiasi forma di governo- è stato, almeno momentaneamente, perduto. Le pressioni militari delle coalizioni occidentali e mediorientali, le continue violenze contro le popolazioni locali e i rapporti tesi, a tratti anche conflittuali, con gruppi che condividono lo stesso bagaglio ideologico (al- Qaeda in primo luogo), hanno progressivamente eroso la capacità dell’Isis di controllare una formazione parastatale nata dalla crisi di due stati preesistenti (Iraq e Siria) e che, proprio per questa ragione, rappresenta un precedente potenzialmente pericoloso. Occorre considerare infatti che il complesso contesto in cui sono inseriti i due paesi non facilita la ricerca della stabilità politica e militare in tempi brevi e ciò potrebbe accendere nuovi focolai jihadisti.
Forse consapevoli della propria fragilità di fondo, le più alte gerarchie dell’Isis hanno sempre investito nella propaganda e nella comunicazione via web. Nel noto Flames of War (2014) , lo Stato Islamico presenta se stesso come un’utopia che si è realizzata, la soluzione ideale- e vittoriosa- per coloro in cerca di una nuova identità comunitaria. Aumentando le difficoltà militari nell’area mediorientale, le azioni dell’Isis ora enfatizzano la necessità del sacrificio dei singoli e, soprattutto, l’ineludibilità della lotta con ogni mezzo, anche con quelli meno dispendiosi in termini economici, nei paesi occidentali.