Una notte che doveva essere una festa... ed invece è stava per diventare una tragedia. Se a livello sportivo, putroppo, alle volte capita, a livello fisico e di vite umane è molto piu grave. A raccontarci la sua drammatica esperienza è Sara, 22 anni, di Santo Stefano Ticino.
"iamo partiti da Milano con 2kg di pasta amatriciana come tradizione di questa champions alle 15 e siamo arrivati a Torino verso le 17 - ci racconta - Siamo andati diretti in Piazza San Carlo, che era ormai quasi metà piena. Ci siamo messi alla destra del cavallo ( venendo da piazza castello), un po' prima dell ingresso del parcheggio sottorraneo che poi è stato travolto". L'attesa era tanta, la finale il punto di arrivo di un percorso calcistico, per la Juventus, davvero straordinario. Le premesse perchè arrivasse un grande risultato anche.
"L'attesa e il primo tempo sn stati bellissimi, tra la cena e il goal eravamo tutti molto gasati, in tensione ma carichi. Ero già andata due anni fa. Li si è tutti amici, ero lì con una ragazza, bassa come me e ci prendevamo in giro a vicenda perché non riuscivamo a vedere molto - commenta - Il secondo tempo invece, non stavano giocando bene, quindi un po' di rabbia anche tra i tifosi c'era, ma è normale.. quando la tua squadra è in finale ed è assente..."
Poi, all'improvviso, qualcosa che non doveva accadere: "Io non mi sono minimante accorta di nulla, di certo nn è stato un petardo a far scattare la folla, dato che ci sono stati tutto il pomeriggio - racconta con la sua preziosa testimonianza Sara - Ricordo di aver percepito un disordine generale e nel giro di pochissimo ero per terra calpestata dalla gente. Ho ricevuto una forte botta al naso, e vedendomi piena di sangue ho trovato la forza di alzarmi in qualche modo. Per noi era un attentato. Ho visto il panico nella gente. Mi sono alzata ed ero in uno stato di shock incredibile, ero confusa. Tutti mi guardavano, sgranando gli occhi e mi chiedevano se stessi bene... tutti cercavo di rifugiarsi dietro ai Portici. Io avevo perso tutti i miei amici fino a che non ne ho visto uno che mi ha preso la mano e mi ha portato via con sè. Il problema è che non vi è stata una sola ondata, ma ben tre. La prima quando ci ha travolto tutto, la seconda poco dopo e la terza quando ero ormai ero fuori dalla piazza... tutti hanno riiniziato a correre ancora. Per noi stava succedendo qualcosa ma non si capiva cosa. Nessuno lo sapeva.
Le persone anche in piazza castello erano nel panico... un ragazzo ricordo che ci ha chiesto di poter contattare la sua fidanzata perché aveva perso il telefono.
Io poi sono andata in un ristorante a chiedere del ghiaccio perché il dolore che provavo era assurdo... mi hanno lavato la faccia e mi hannno dato il ghiaccio. I ristoratori hanno aperto le loro porte a tutti. Molte persone si sono anche rifigiate li".
Terrore ed ansia, proprio nei minuti in cui a Londra si consumava l'ennesima strage. Ed il pensiero, e l'orrore, era proprio che si trattasse di un attentato. Certo, è assurdo che pur senza nessun folle terrorista, si potesse compiere una tragedia immane che ha contato oltre 1600 feriti. Su un evento organizzato e che si poteva gestire con piu' vie di fuga ma soprattutto evitando bottiglie ed altro.
"Noi siamo andati diretti alle macchine dove poi ci siamo ritrovati con tutti gli altri.. io avevo bisogno di andare a casa - racconta con emozione e paura - Non è il naso rotto il problema, ma quello che ho provato, che abbiamo provato. Per noi era un attentato, la paura di morire quando ero a terra era incredibile".