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Salute, Magenta, Sociale

L'ambulatorio di comunità

Lunedì 20 marzo l’associazione Non di Solo Pane ha presentato il progetto dell’Ambulatorio di comunità “Elena Sachsel”. Un progetto che, come ha ricordato in apertura don Giuseppe Marinoni, parroco di Magenta e presidente di Non di Solo Pane, “nasce con il desiderio di accogliere chi è in difficoltà, accompagnarlo in un percorso di cura della salute, educare alla prevenzione. In una parola: prenderci cura dell’altro. Nella dimensione del corpo, ma non solo”.
A un anno dall’avvio della prima iniziativa dell’associazione – il Refettorio di comunità “San Francesco”, aperto nel febbraio 2016, che per cinque sere a settimana offre gratuitamente la cena a chi ne ha bisogno –, il progetto Non di Solo Pane trova così una seconda concretizzazione.
È stato Aurelio Livraghi, vicepresidente dell’associazione e referente della Caritas cittadina, a chiarire le esigenze che hanno portato alla scelta di attivare un Ambulatorio di comunità. “Con l’attività del refettorio abbiamo incontrato tante persone in situazioni di disagio – ha detto Livraghi –, un disagio che non si limita all’aspetto della povertà materiale o della mancanza di lavoro, ma spesso è anche sanitario e psicologico. Sono emerse tante situazioni altrimenti ‘invisibili’. Teniamo conto che il 60% degli ospiti del refettorio è costituito da cittadini italiani: molte persone, pur potendo accedere al Servizio sanitario nazionale, di fatto non vi si rivolgono. Per povertà culturale, per difficoltà nel capire dove indirizzarsi. Ci siamo chiesti se Non di Solo Pane potesse offrire risposte ulteriori a queste problematiche”. La risposta positiva ha portato al progetto dell’ambulatorio. Che, ha sottolineato Livraghi, nasce in rete con le istituzioni pubbliche e le realtà del privato sociale del territorio: l’Ufficio di piano sociale di zona del Magentino, la Caritas di Magenta, le due Conferenze di San Vincenzo, il Banco solidale, la Casa d’accoglienza “Maria Rosa Oldani”. In rete, così com’è nello stile che caratterizza tutto il lavoro di Non di Solo Pane; un ambulatorio di comunità, perché “è finito il tempo delle risposte dei singoli, solo in uno stile di comunità possiamo davvero accogliere e accompagnare”.
Il dottor Vittorio Lanzetti ha spiegato come funzionerà l’attività dell’ambulatorio. “Gli utenti saranno inviati dalle diverse realtà sociali con cui lavoriamo in rete. Saranno accolti da una figura amministrativa e da una figura infermieristica. Dopo una visita medica generale, sarà creata una cartella con la storia medica personale. Questo potrà portare, laddove necessario, a un intervento medico vero e proprio e prescrizioni formali”. Se saranno necessarie ulteriori e più ampie risposte, si attuerà una valutazione di gruppo del caso che porterà alla stesura di un progetto assistenziale individuale. “Figura importante tra i nostri volontari saranno i case manager: quella figura che segue il caso, accompagna la persona a visite ed esami, ne segue il percorso”. Sarà inoltre costituita – grazie alla collaborazione con il Banco Farmaceutico, i medici di base e le famiglie – una farmacia interna. Dati e cartelle personali saranno gestiti con un applicativo informatico fornito dalla società Best Soft di Milano. L’appello di Non di Solo Pane ha finora suscitato l’adesione di una settantina di volontari, tra cui 20 medici, e poi infermieri, caposala in pensione, mediatori culturali, cittadini semplici pronti a fare la propria parte. Tra le attività dell’ambulatorio, infatti, ci sarà anche l’attenzione all’educazione sanitaria, con corsi rivolti in particolare a donne di origine straniera. Lanzetti ha evidenziato l’importanza, durante la progettazione dell’ambulatorio, dell’incontro con l’Opera San Francesco di Milano, che grazie alla sua lunga esperienza nel campo svolgerà un ruolo importante nella formazione dei volontari e, più in generale, di tutoraggio della neonata iniziativa di Non di Solo Pane.
Il dottor Giorgio Cerati si è concentrato su un tema che sarà centrale per il servizio dell’ambulatorio: la collaborazione con le istituzioni sanitarie del territorio. “Abbiamo trovato un’importante sponda con l’Azienda di Tutela della Salute di Milano Città Metropolitana (ATS), il cui direttore socio sanitario, il dott. Silvano Casazza, ci ha ringraziato incoraggiato. Siamo convinti che i servizi offerti dall’ambulatorio consentiranno di ridurre gli accessi impropri al Pronto Soccorso. La collaborazione con ATS sarà importante anche per quanto riguarda gli aspetti epidemiologici e della presa in carico”. L’ambulatorio è in contatto anche con l’Azienda Socio Sanitaria Territoriale Ovest Milanese (ASST) . “Ma l’obiettivo è collaborare con tutte le realtà, anche informali, che compongono la rete di chi si prende cura delle povertà materiali, culturali e difficoltà psicologiche – ha concluso Cerati –. Ci interessa la persona”.
L’Ambulatorio di comunità sarà dedicato a Elena Sachsel (1927 – 2014), magentina d’adozione, straordinaria figura di medico e di donna impegnata nel sociale, innamorata dei poveri, fondatrice o ispiratrice di numerosi progetti e opere dedicati ad aiutare le persone in difficoltà.
L’Ambulatorio sarà inaugurato domenica 26 marzo, con la celebrazione eucaristica delle 10:30 nella basilica di San Martino e la successiva benedizione dei locali del Centro Paolo VI che ospiteranno le attività dell’ambulatorio.

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