Una riflessione sul vero significato del Natale
Confesso che aspetto i giorni del Natale perché spariscano, almeno per qualche settimana, le chiacchiere rissose che ci piovono addosso e sembrano volerci attrarre tutti in una disputa che, oltre che indegna, non è nostra... Altri problemi ci assillano. So anche che, per alcune settimane, finiremo nella stupida e retorica caramellosità di panettoni e sentimentalismi ‘a buon mercato’. Neppure questo mi fa piacere, anche se è preferibile a tonnellate di aggressività che ci stanno schiacciando e incattivendo. Capisco che una tale attesa del Natale è riduttiva e devo, dobbiamo, fare uno sforzo per ritrovare qualcosa di più profondo, capace di guarirci dal crescente sconforto che si alimenta di posti di lavoro scomparsi, di famiglie dissolte, di giovani persi negli stordimenti più degradanti, di politici in cerca di visibilità, di grandi fratelli che fanno scuola di stupidità, di migliaia di uomini in guerra impegnati a distruggersi.Sono consapevole che una immersione in tale sconforto non favorisce l’immersione nella verità del Natale. Eppure dobbiamo tentarla. “Il Verbo si è fatto carne”. Queste parole di S. Giovanni possono sembrarci astruse, prive di mordente sulla realtà che viviamo. Non è così. Dicono invece che Chi ci vede con altri occhi non regge allo spettacolo desolante del mondo e ha voluto, vuole adesso, metterci mano perché gli uomini gli stanno a cuore. Lo ha fatto immergendosi nella fragilità della nostra umanità e rischiando in proprio i colpi della cecità e cattiveria degli uomini. Dio sembra convinto che dietro le superbe autoaffermazioni dell’uomo ci sia, se pure distorta, la nostalgia della verità, della giustizia e della fraternità. Dio spera in questa nostalgia. Spera che si faccia così intensa e retta da schierarsi con Lui per la costruzione di un’alternativa all’egoismo, all’indifferenza e alla ferocia. “Ha dato il potere di diventare figli di Dio a quanti lo hanno accolto”. Dio sa che l’uomo va ‘potenziato’ per averlo al suo fianco come alleato in questa impresa. Lo potenzia rendendolo partecipe del suo sguardo sulle cose, del suo amore per ogni persona, della sua forza nella realizzazione del bene. Questa infinita riserva di forza ci è stata offerta nel Figlio di Dio che si è fatto ed è per sempre uomo. E’ l’unione di pensiero e di cuore con Lui che fa la nostra forza! Quando lo si accoglie si può diventare tutti come Madre Teresa o S.Francesco! Perché si fatica tanto ad accoglierlo? Quando decideremo, di fronte all’insopportabile sofferenza del mondo, di smettere la presunzione di poterla sanare da soli, senza di Lui?