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Musica, Eventi

'Mentre Rubavo La Vita'

E' il 'Matrimonio Artistico' per eccellenza, quello tra Alda Merini e Giovanni Nuti, dove la poesia diventa magia tramite musica. L'appuntamento è per venerdì 20 gennaio a Brescia.
Giovanni Nuti, toscano di nascita e ligure di adozione, si trasferisce successivamente a Milano. Inizia presto a studiare pianoforte. Dalla musica classica alla musica leggera, passando anche dal tanto ambito palco sanremese. Come ti avvicini, a 10 anni, alla musica?
L’interesse per la musica in me è stato sicuramente precoce: ho cominciato a studiare pianoforte classico all’età, appunto, di dieci anni.
I grandi musicisti hanno nutrito la mia infanzia e la mia adolescenza. Ma nella mia formazione, oltre a molta musica classica, ci sono stati poi anche jazz, swing, world music, cantautori francesi e italiani. E, da melodista, quale io mi ritengo, non nascondo il mio amore per l’Opera, repertorio incredibile di arie e melodie straordinarie.
Per me la musica è stata non solo un talento, ma anche una vocazione, un’esperienza totalizzante nella mia vita. Quando ero molto giovane, prima di trasferirmi a Milano, svolsi per tre anni anche l’attività di musico-terapeuta in una scuola elementare di Sarzana. Fu un’esperienza umanamente straordinaria e arricchente, anche perché coinvolgeva alcuni bambini portatori di handicap o meglio, come si dice oggi, “diversamente abili. Quando si fa musica con i bambini ci si rende conto quanto l’educazione musicale sia fondamentale per la salute e il benessere delle persone e perché debba tornare ad essere centrale nella nostra scuola.
All'attivo 8 album, numerose collaborazioni importanti come con Ruggeri e Milva, e Sanremo.
Siamo nel 1991 e, personalmente ho il ricordo vivido di te su quel palco. 'Non è Poesia' ritengo faccia parte delle canzoni più belle del panorama della musica italiana, ed è un testo sempre attuale, ma forse più di 5 lustri fa era provocatorio per un sistema sempre in bilico, cieco davanti all'evidenza e la scelta di accettarla. Come ricordi quell'esibizione? Quali emozioni ti legano a 'Non è poesia'?

Nell’arte, come nella vita, le collaborazioni nascono da incontri fortunati. Alcune sono esperienze che si esauriscono, altre invece sono un punto di vista che ti cambia e un arricchimento per sempre.
Lucio Dalla lo conobbi alla mitica Fonoprint di Bologna: Lucio si prestò a suonare la fisarmonica nel mio brano “Ronda di notte”. Con Roberto Vecchioni feci il mio primo tour italiano: ero ospite nel suo concerto, cantavo due miei brani e duettavo in un brano con lui: grande affabulatore e autore di bellissime canzoni.
Devo a Milva, straordinaria artista internazionale, l’aver creduto nelle mie qualità quando scelse di realizzare il cd "Milva canta Merini" e di avermi consentito di condividere la straordinaria esperienza professionale del suo ultimo tour in Germania: sono stato ospite dei suoi concerti in 23 date nei principali teatri tedeschi. Con lei ho avuto la fortuna e l’onore di calcare insieme le scene anche in Italia in tanti luoghi fantastici, tra cui il Teatro Strehler, il Parco della Musica a Roma, il Teatro Regio di Parma. E poi Enrico Ruggeri, che scrisse le parole di una mia canzone (“Notti di miele”) e che mi onora della sua stima e amicizia. E poi l’amico Dario Gay: sui suoi testi ho composto alcuni brani del suo album “Ognuno ha tante storie”; Simone Cristicchi, che mi ha affiancato nel brano “I poeti” nel mio album meriniano “Rasoi di seta”; Mango, per il quale ho scritto con Paolo Recalcati il testo di una sua composizione, “I sensi miei”; Marco Ferradini, che mi ha chiamato a duettare con lui in due brani (“Albergo a ore” e “Porta via”) del cd dedicato a Herbert Pagani; Gloria, l’interprete per la quale scrissi “Le voci di dentro”, Premio della critica Mia Martini per i Giovani a Sanremo 1996.
Da un punto di vista musicale, per la mia crescita artistica e professionale, determinante è stato per me l’incontro con Celso Valli, grande arrangiatore della musica italiana, con il quale ho realizzato 2 album e che mi ha insegnato ad affinare la mia vena compositiva e a sviluppare gusto per i suoni e gli arrangiamenti.
E’ con lui che realizzo 'Non è poesia', il brano con cui fui presentato al Festival di Sanremo. Fu la grande ribalta. Per molti un punto di arrivo. Per me solo un punto di partenza. La sensazione che mi è rimasta è stata quella di essere all’interno di un grande gioco, in cui i veri giochi però fossero fatti altrove. “Non è poesia” l’avevo in realtà scritta - insieme a Paolo Recalcati per il testo - non per me, ma per Andrea Mirò, ma interpretata da me aveva tutto un altro significato perché rovesciava i classici ruoli, ero io l’ “uomo oggetto” chiuso in una relazione claustrofobica e a perdere.
Da 'Non è poesia' alla poesia di Alda Merini. Giovanni Nuti, raffinato ed elegante musicista, riesce a dare un tocco di magia alle opere della 'Poetessa dei Navigli'. E' il 1994 quando, con 'i Sandali', coroni il tuo incontro con la Merini. Amicizia che ha dello straordinario e dell'incredibile. Domanda d'obbligo... Come avviene l'incontro tra musica e poesia? Ovvero: come inizia questo 'Matrimonio Artistico'?
La mia predilezione per la poesia è precedente all’incontro con Alda Merini. Da bambino ho composto le mie prime canzoni musicando i versi del Pascoli. E nel 1991 ho rivestito di note una poesia di Federico Garcia Lorca, “La ballata dell’acqua del mare”, presente nel mio secondo album “Giovanni Nuti”. L’incontro con Alda Merini è stato naturalmente “fatale” in questo senso. Non avrei potuto portare avanti una collaborazione durata 16 anni - lei la chiamava “matrimonio artistico” - se non avessi avuto un’esigenza e una sintonia profonda basata sulla parola poetica.
Il nostro incontro fu, per certi versi, anche molto semplice. Era il 1993 e mi trovavo in una libreria e casualmente cadde dallo scaffale un libro di poesie. Si aprì proprio su una sua poesia: I Sandali. Dico sempre che lei stessa mi venne a cercare. Iniziai a leggere le sue opere ed immediatamente mi accorsi che Alda aveva scritto per la musica. Le scrissi una lettera. Mi rispose quasi subito lasciandomi un messaggio in segreteria, in piena notte, come faceva sempre. Mi diede appuntamento in pieno agosto dicendomi che era in ferie… a Milano! Praticamente si era trasferita in villeggiatura in un hotel a pochi metri da casa sua. Fu un colpo di fulmine.
Le poesie di Alda Merini sono un urlo alla vita, di un vissuto difficile, pesante, impregnante di emozioni e a tratti sconvolgente. Forte, con stile proprio, ma piene di amore. Giovanni Nuti riesce, a dare vita alle parole che, con la sua musica sembrano librare per arrivare lì, dritte al cuore e lasciare un segno nell' 'io' più recondito. Ed è impossibile non lasciarsi trasportare e non riflettere. Com'è possibile tutto questo?
Non te lo so dire. Alda diceva che il nostro incontro era destinato. Alda mi dettava i testi al telefono chiedendomi di musicarli nel giro di brevissimo tempo. Non so nemmeno come facessi, ma immediatamente parole e musica si fondevano. Alda era una pianista e, devo dire, non ha mai rifiutato una mia composizione.
'Quelle come me', cantata assieme a Monica Guerritore, è una canzone difficile tecnicamente, ma con un risultato magistrale. Una delle mie preferite. Dove ti conduce la sua spinta emozionale?
E’ un brano molto intenso che parla del modo tutto femminile di amare, facendo dono di sé senza calcoli e senza limiti. Molto spesso le donne “quando amano, amano per sempre”. Ho scritto questo brano per Monica Guerritore, e lei lo interpreta in modo magnifico.
Merini internazionale grazie anche anche alla collaborazione di Lucia Bosè che ha tradotto le poesie in spagnolo. Perché senti il dovere di portare avanti, anche all'estero, l'arte di Alda Merini?
Perché Alda Merini è una poetessa di livello internazionale, tradotta già in molti paesi. E non dimentichiamo che la prima candidatura al Nobel per Alda Merini fu proposta non dall’Italia, ma dall’Académie française.
'Il Regno Delle Donne' è una canzone piena di speranza, dedicata alla Fondazione Doppia Difesa. Da uomo, come ti senti ad affrontare le problematiche per cui si batte Doppia Difesa?
Il problema della violenza sulle donne è un problema gravissimo in Italia come nel mondo e i casi di cronaca che accadono ogni giorno ce lo ricordano tristemente. Alda Merini ed io abbiamo voluto con questa canzone dare però un messaggio di speranza, dicendo alle donne che c’è una possibilità di riscatto e che il male non deve spegnere il loro coraggio e la loro libertà.
“Mentre Rubavo La Vita” è lo spettacolo che si terrà al Teatro S.Giulia di Brescia il 20 gennaio. Nel cartellone è presentato come ‘Folle e Commovente’ Per il termine commovente è comprensibile. Perché folle?
Perché c’è tutta Alda Merini in questo concerto-spettacolo: e come può mancare la follia quando si parla di Alda Merini? Ma ci sono anche la sua tenerezza, la sua lucidità, la sua ironia, la sua straordinaria sensibilità e umanità.
Tornare a Brescia ha per te un significato molto importante, legato proprio ad Alda Merini. Hai voglia di raccontare il perché?
Nell’ultimo anno della sua esistenza, rappresentammo nella cornice meravigliosa del Duomo Vecchio di Brescia il nostro “Poema della croce”, l’opera sacra che ho composto musicando i suoi versi religiosi e in cui ero affiancato da Alda Merini stessa come voce recitante nel ruolo di Maria. Fu una serata magica, illuminata da centinaia di candele, che ha lasciato un ricordo profondo in me, anche perché fu l’ultima volta che ebbi al mio fianco Alda in quest’opera.
Con te, sul palco, una sublime Monica Guerritore . In 'Mentre Rubavo La Vita' vengono elevate a potenza le emozioni. Questo anche grazie ai professionisti che ti accompagnano e che concorrono a dare quel tocco in più allo spettacolo teatrale. Ci presenti i tuoi collaboratori?

Monica Guerritore
Una donna sensibile e affascinante. Un’attrice di grande intensità e modernità che con le mie canzoni si esibisce nella veste inedita di cantante. Una grandissima professionista, attenta a ogni minimo dettaglio in scena. Sa esprimere l’ironia, la fragilità, la follia, insomma tutta intera l’anima di Alda. Con lei un’intesa perfetta.

José Orlando Luciano (pianoforte e tastiere)
Polistrumentista (nello spettacolo suona anche la fisarmonica), è un musicista esperto che sa metterci anche il cuore.

Massimo Germini (chitarra)
Un professionista di grande sensibilità con un 'tocco' di grande precisione ed eleganza. Una sicurezza in scena.

Simone Rossetti Bazzaro (violino)
Il mio “violinista”, l’ho scelto appena uscito dal conservatorio ed è sempre presente nei miei spettacoli. Era molto amato anche da Alda Merini che scrisse per lui una poesia diventata canzone: “Il violinista piange”.

Emiliano Oreste Cava (percussioni e batteria)
Un giovanissimo di grande talento, ma anche professionista vero, con una personalità positiva ed entusiasta.

Sono particolarmente affascinata dalla tua musica e dal progetto, oramai consolidato, 'Nuti-Merini'. Nel tempo si possono avere dei segnali che ci avvicinano a delle situazioni, ma poi, ogni momento ha il suo tempo, forse per apprezzarne appieno il senso. Vorrei concludere questa intervista con un pensiero che possa dare ai lettori la possibilità di riflettere, magari non proprio sulla vita, o sull'indifferenza di un sistema che ancor oggi sgretola le persone e la loro dignità... Non si può fare indigestione di vita e di amore perché sono sensi infiniti. C'è un ricordo, o un insegnamento, che custodisci gelosamente, o del quale sei particolarmente grato? Cosa vorresti che il tuo pubblico portasse con sé dopo aver visto lo spettacolo?
Con Alda ho compiuto come più volte ho già detto un “viaggio dell’anima” che mi ha completamente trasformato. Era difficile sostenere lo sguardo dei suoi occhi profondi e indagatori. Con la sua ironia e le sue provocazioni era capace di distruggere tutte le tue certezze. Non era solo una grandissima poetessa. Era una maestra di vita di straordinaria sapienza che nella sua vita ha attraversato il dolore e l’alienazione ma ha saputo vincerli e trasformarli in materia incandescente di poesia. Era una donna piena di vita che sapeva ridere, scherzare, giocare, ballare e cantare.
Nonostante gli indicibili dolori che ha sofferto (15 anni di internamento in manicomio, 43 elettroshock, condizioni a volte di indigenza) Alda voleva essere ricordata come la “poetessa della gioia”. E’ questo che vorrei il pubblico portasse con sé dopo aver visto lo spettacolo: come mi ha insegnato Alda, noi non siamo fatti per soffrire. Il nostro scandaloso e bellissimo compito e destino di esseri umani è quello di trasformare ogni esperienza difficile della nostra vita, redimerla, superarla, sublimarla e darle un senso con la gioia e attraverso la poesia.

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