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Musica

Radius: da Battisti alla Formula 3

Alberto Radius e la sua Formula 3: se non hai un po' di cuore, non mi interessa. Alberto Radius si racconta nella sua vita professionale tra passato, presente e futuro.

Alberto Radius e la sua Formula 3: se non hai un po' di cuore, non mi interessa. Da Lucio Battisti alla Formula 3, Alberto Radius si racconta nella sua vita professionale tra passato e presente.

'Una sera con Lucio' e 'Banca d'Italia' sono i tuoi ultimi lavori, entrambi prodotti da Beppe Aleo per Video Radio. Partiamo da 'Banca d'Italia', album di inediti un po' 'vecchio stile', dove il titolo è quello di una canzone scritta più di dieci anni fa e che, insieme all'immagine di copertina, è molto attuale e rappresentativa di un' Italia che si sta sfaldando. In questo disco troviamo anche testi di Oscar Avogadro. Cosa ci racconti in merito?
Con Oscar Avogadro ho fatto tante cose e scritto tanti brani. Ne ho ancora una trentina da incidere. Logicamente alcuni sono 'non attuali', o forse un po' 'stanchi', ma ho cercato quelli in cui potevo dire la mia. 'Banca d'Italia' è un pezzo di 12 anni fa. Per questo album Red Ronnie mi ha proposto una sua foto scattata a New York. Sulla copertina c'è un labbro che si sta sfaldando, questa è l'immagine dell'Italia, e sotto un barbone che dorme col la testa appoggiata su un trolley, e questo purtroppo siamo noi. Però d'altra parte l'evidenza è questa qui, non c'è niente da fare. Diciamo che ha colpito nel segno, ma è stato facile colpire nel segno, perché peggio di così non si può proprio.
'Una sera con Lucio' è un disco realizzato in collaborazione con Ricky Portera e contiene cover di Battisti e Dalla, tuoi storici collaboratori. Come nasce questo album?
Insieme a questo chitarrista veramente forte, che ha lavorato 30 anni con Lucio Dalla, eravamo ad una serata vicino Bari. Un gruppo che c'era con noi, ad un certo punto ci ha chiesto:”Andiamo a cenare? Andiamo a cenare con Lucio?” Lì ho preso l'idea al volo, mi è venuto in mente, non la cena con Lucio perché è impossibile, ma 'Una sera con Lucio' mi sembrava anche divertente. Per l'album abbiamo scelto cinque pezzi per uno, Ricky interviene nei miei ed io intervengo nei suoi.
Posso chiederti qual è il brano più bello?
Forse il più bello è 'Ayrton' dove Ricky Portera fa un assolo incredibile. Poi ci sono altri pezzi storici di Lucio Battisti e Lucio Dalla niente di particolare, però ci piaceva far rivivere questa situazione.
Interpretati anche da un grande della musica italiana che sei tu, dici poco?
In questo momento è un macello... (ride)
Durante la registrazione di 'Radius', il tuo primo album da solista e parliamo del 1972, con la partecipazione di alcuni grandi nomi del rock italiano, si incontrano Demetrio Stratos, Giulio Capiozzo e Patrick Djivas, tra i quali nasce l'idea di fondare gli Area, ispirati dal titolo del tuo brano, contenuto in questo album, in cui suonano anche loro. Ti senti un po' concausa? Hai un aneddoto da raccontarci?
Si, ti racconto bene la storia così capisci benissimo quello che è successo.
Questo disco fu prodotto da Lucio Battisti. Ogni giorno organizzavo delle Jam Session e avevo già le idee chiare su chi doveva fare le varie parti, come ad esempio con Demetrio un pezzo blues. Ad un certo punto si unirono gli, non ancora, Area, con un pezzo non ancora finito, ma era bello, mi piaceva. Poi qualcuno ha esclamato la parola 'Area' e anche qui ho afferrato il momento al volo dicendo “Ma è il titolo di questo pezzo!”. E davvero il brano è fantastico. C'era poi Lambizzi, un chitarrista davvero bravo. Questo disco partiva con diverse situazioni, anche con gente che non conoscevo.
Purtroppo ci hanno lasciati tutti, più vai avanti, è ovvio, gli amici se ne vanno tutti.
Con dispiacere è rimasto fuori un brano che non ho più trovato, inciso con Vittorio Camardese, il più grande chitarrista italiano, ossia quello che ha inventato il tapping e non gli americani. Poi sai, le invenzioni purtroppo sono parallele. Sia in America che in Africa c'erano gli Indiani. Lui si è inventato questo stile di battere le corde con l'indice destro e poi l'indice sinistro, e faceva tutte queste scale senza suonare la chitarra come si suona classicamente con le mani oppure con il plettro. Questa registrazione si è persa e sono passati più di 40 anni. Se cerchi su internet trovi un'intervista televisiva a Camardese, stiamo parlando di 50 anni fa, mentre questa tecnica invece è venuta fuori una decina di anni fa. Tutti questi chitarristi strabilianti però con poco cuore... La tecnica è bellissima, però se non hai un po' di cuore, ecco non mi interessa. In questo filmato lui fa vedere come suona.
La Formula 3 è stato l'unico gruppo ad accompagnare, dal vivo, Lucio Battisti nei suoi rarissimi concerti. Nel 2013 esce il singolo 'La tua Africa', testo scritto da Carla Vistarini. La formazione è: Alberto Radius (chitarra e voce), Tony Cicco (batteria e voce) e Ciro Di Bitonto (tastiera). Ci sono nuovi progetti in vista?
Da quattro anni la formazione è cambiata. Io e Tony ci siamo separati completamene, come succede tra marito e moglie. Questo è stato l'unico brano in cui sono intervenuto, ma già non esistevo più come Formula 3. Adesso abbiamo fatto un 'patto di belligeranza', ossia: ognuno, giustamente, sfrutta il suo passato, tipo 'Alberto Radius e la sua Formula 3'. Io l'ho fatto e lui altrettanto. Ho formato questo gruppo con due ragazzi, o meglio uomini, di Genova, che suonano benissimo. Alla batteria, il motore del gruppo, c'è Alfredo Vandresi, mentre Enrico Bianchi suona la tastiera con la mano sinistra e il basso con la destra. Sono veramente fantastici, non mi sono mai trovato così con delle persone a cui piace veramente suonare e non stare attento solo ai soldi, a cosa suoni, al viaggio, alla macchina... Questa situazione mi piace tantissimo.
Come hai conosciuto Lucio Battisti?
Ho conosciuto Lucio a Roma, io avevo 12 anni e lui 13. Suonavamo insieme, in due gruppi differenti, al 'Bar dei Professionisti' vicino a Piazza Cavour.
E la domenica pomeriggio tutti gli scolari si trovavano lì. Era un open-space stupendo. Suonavamo quattro note, però ci divertivamo.
Era arrivato il Rock & Roll timido e noi lo scimmiettavamo. Però è servito, prima a conoscerci, e poi ad amare questo lavoro che è difficile farlo seriamente.
Perché è difficile?
Perché se ti trovi a 27 anni e non hai fatto successo, il futuro qual è? Io ho preso la licenza liceale per un pelo, perché studiavo a malapena, e poi suonavo la sera. Però era allora. Adesso c'è molta più concorrenza e più tecnologia, c'è tutto. Ai miei tempi dovevi proprio andare a scavare nelle macerie per trovare una chitarra, un effetto; non si sapeva niente. Ho avuto la fortuna di incontrare Enrico Ciacci, il fratello di Little Tony, che è un chitarrista eccezionale, uno che ne macina. Enrico veniva a casa di mio nonno, mi dava lezioni di chitarra e mi dava il compito per la settimana successiva. Mi ha davvero insegnato molto. Quando ha visto che avevo imparato, mi ha detto di andare avanti da solo. Poi abbiamo lavorato un sacco di volte insieme.
Alberto Radius e la musica, oggi. Soddisfatto di quello che senti?
Il discorso parte da lontanissimo. La crisi della musica è dovuta, in percentuale, a tante situazioni. Percentuale massima l'hanno le case discografiche che non sanno, da tanto tempo, che pesci prendere. E' tanto tempo che non conosco un direttore artistico che vale la pena di contattare e spesso sono delle persone che si improvvisano, non hanno mai fatto questo lavoro. Io non conosco un musicista che sta dentro una casa discografica decisa. Sembra di entrare a carponi in un letto di ghiaccio, e scivoli. Questi scivolano sempre e non riescono mai a trovare il personaggio giusto. Prima c'era Alfredo Cerruti che se ne intendeva molto, sembrava che avesse una palla di vetro e ci azzeccava sempre. L'altra parte di colpa è il computer: da quando c'è il digitale si sentono tutti grandi compositori. Una volta c'era il cantante, chi scriveva i pezzi, chi la musica, c'era l'editore, il discografico e l'impresario. Adesso una persona sola vuole fare tutto. O sei un genio, e non discuto, altrimenti è impossibile perché inevitabilmente perdi i pezzi da qualche parte e, se li perdi, ci perde la musica. Non c'è niente da fare.
Col computer, se non sai suonare quantizzi tutto, se sei stonato c'è un bel melodyne che sistema la voce. Non è la verità perché poi li senti dal vivo e tu dici:”Horrible!”. I ragazzi non suonano più nelle cantine come una volta, e ai miei tempi si suonava gratis.
...non fanno più la gavetta?
La gavetta è come la cantina dei gruppi di allora. Fai quello che ti piace, mai avere un punto fisso, un riferimento, sempre fare le cose che piacciono a te, avere la testa fissa su quello che è domani. Si, vedere il vecchio, ma per imparare per il nuovo. Ecco, questo è quello che penso io.
Cosa toglieresti e/o aggiungeresti e/o modificheresti?
Cambierei quasi tutto. Però non dimentichiamo che la televisione ha dato una botta potentissima alla musica. I talent presentano dei ragazzi che cantano cover, e se dopo 20 anni sentiamo pezzi di Dalla, Battisti o De Andrè, è perché le loro note sono ancora nell'aria. Questi giovani iniziano a scrivere pezzi loro, ma fra vent'anni non so se li sentiremo. Anzi, fanno il divo per un anno e poi, siccome casca, devono risolvere con un divo nuovo, di un altro anno. C'è qualcuno che resiste, però...
Musicalmente parlando hai realizzato tutto quello che avresti voluto?
No, sono all'inizio. Io guardo molto bene al futuro e mi piace scoprire. Mi piace andare a sentire cose assurde, non copiare, ma prendere l'odore. Voglio annusare tutto quanto.
Se tu dovessi porre una domanda ad Alberto Radius, cosa gli chiederesti?
Poi Alberto Radius deve anche rispondere...

Mi ritengo sempre un principiante. Forse è una forza in più che mi fa andare avanti. Si, sono bravo, ma non m'importa. Io voglio andare ad aprire la porta.
La domanda è:”Perché non ho fatto quello che dovevo fare veramente?”
Non l'ho fatto perché non credo nell'intelligenza di chi sa tutto. Io so che la foga animalesca che ci metti a far qualcosa è più importante di tutto il resto.

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