Quest’autunno l’associazione 5 agosto 1991 ha raccolto 60 firme per una petizione, il cui scopo era realizzare un bosco nell’area ex-depuratore Tam senza costi per la collettività. “I costi di quest’opera dovrebbero essere a totale carico della Cava Campana che ha l’obbligo, stabilito dalla concessione di scavo, di piantare alberi per 40.000 mq (tre volte l’area di scavo autorizzata in cava). I Cittadini firmatari ritengono che il Comune può realizzare a costo zero questa opera di bonifica, rispettando l’attuale Convenzione con la Cava Campana”, così recitava il testo della petizione, protocollata in Comune il 7 dicembre dello scorso anno. Dopo circa 80 giorni, quando i tempi previsti per la risposta da parte dell’Amministrazione sono di 45 giorni, il sindaco ha comunicato il parere della Giunta in merito alla richiesta: “L’idea dell’Amministrazione è quella di ridare vita a un’area che da troppo tempo è rimasta fine a se stessa. Circa il costo zero, rileviamo come le somme da destinarsi al progetto, tra l’altro in modo frazionabile, per lotti successivi, con tempistiche compatibili, sono somme vincolate a essere spese per il recupero ambientale, non si configurano affatto come risorse ‘neutre’ che si sarebbero potute spendere in altro (pratone, centro del paese, etc.), e questo ci sembra sia l’equivoco più grande da dover chiarire. In sintesi ci pare che, tra Amministrazione e firmatari, vi sia un fondo di condivisione di obiettivo ‘macro’, la salvaguardia ambientale del comune di Buscate, ma differenti strategie di raggiungimento dello stesso che meritano spazi di approfondimento e certamente non di scontro. Vi sarà spazio per chi seguirà di dare corso in parte o del tutto alle previsioni fatte, con l’auspicio che l’argomento, importante e condiviso, almeno nelle finalità di alto livello, non sia sacrificato sull’altare di logiche di contrapposizione tra gruppi o fazioni a danno del paese”. Una soluzione che metta d’accordo tutti è dunque rimandata? “Il costo zero era dovuto al fatto che i 40.000 mq potevano ‘semplicemente’ essere lasciati alla Cava per il suo rimboschimento legato agli obblighi della Convenzione – puntualizza Guglielmo Gaviani, presidente dell’associazione - I soldi che la Cava ha dato al Comune (100 mila per l’acquisto e pare altri 100 mila per la realizzazione) chiedevano fossero destinati alla nostra area di 72.000 mq in cava e alle opere di recupero. Inutile dire che la valenza ambientale della soluzione della Cava non è minimamente paragonabile a un’area posta a ridosso della Boffalora-Malpensa e con in mezzo una ‘caramella’ di rifiuti tossici”.