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Cultura, Commercio, Magenta

La mostra 'In Saffa 1860-2002'

Un mese di esposizione, più di 4.000 visitatori e un successo che sembra verrà presto replicato in altre location: sono i risultati di ‘In Saffa 1860-2002: da un fiammifero a…un percorso di immagini tra storia, società e innovazione’, mostra organizzata dall’associazione culturale ‘UrbanaMente’ e dal Comune di Magenta in collaborazione con la Banca Popolare di Milano, presso lo spazio BPM di via Pusterla. Inaugurata il 25 settembre e conclusasi il 25 ottobre, la manifestazione ha suscitato l’interesse di tanti magentini, nonché la partecipazione degli istituti scolastici del territorio. Ora si cercano sponsor privati, per far sì che questo progetto possa ulteriormente crescere e rafforzarsi: il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, Comieco, la Cineteca di Milano e il Politecnico hanno, infatti, già dato la loro adesione per dare seguito all’iniziativa. La mostra, ad ingresso libero, si è configurata come una linea del tempo attraverso la quale seguire idealmente le vicende della storica azienda, raccontata attraverso i cimeli e gli oggetti collezionati pazientemente in tutti questi anni da Ermanno Tunesi, che in Saffa ci lavorava come operaio. Si tratta di una pagina magentina di rilevanza nazionale, che negli anni ha dato vita a molteplici manifestazioni culturali e artistiche, ma mai in maniera così dettagliata, esaustiva e curata. Speriamo allora che l’esposizione torni presto a disposizione di tutti i magentini e non.

La storia di un’azienda, la tradizione del fiammifero
Ma cosa si produceva alla Saffa? Dalla sua fondazione nel 1860 a Milano, l’azienda era un produttore di fondamentale importanza a livello italiano ed europeo per la manifattura di fiammiferi. Il suo patron storico è una figura cardine per la città di Magenta: Pietro Molla, direttore generale della società per molti anni e marito della Santa Gianna Beretta Molla. La Società per Azioni Fabbriche Riunite Fiammiferi fu spostata, per esigenze di spazio, in provincia, a Ponte Nuovo, dove ebbe la sua sede fino al 2002, anno della cessazione delle attività. Nel corso della sua storia, arrivò ad esportare i cerini in ventitré nazioni e a produrre anche una linea di mobili disegnata da Giò Ponti e una collezione di accendini per Cartier. La memoria storica dell’azienda è stata tramandata proprio dal lavoro di Pietro Molla, nonché da quello dell’ex operaio Ermanno Tunesi, che nel 2001 ha salvato il materiale rimasto, dopo che molti cimeli erano purtroppo già stati mandati al macero. Perché il fiammifero era anche una forma d’arte: le scatole di questo prodotto, finemente decorate e disegnate, sono riuscite infatti a creare la moda della fillumenia, ovvero la collezione di queste scatole.

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