Sull'alzaia del Naviglio e attorno il cortometraggio '33', per riflettere sulla vita, sul presente, il passato e il futuro. Di Viviana Barucchelli e diretto da Marco Paracchini.
"Ehi ma quella zona la conosco”. “Sì, sono sicuro è il nostro Naviglio”. “Ma anche le persone che recitano: guardala bene, è lei ne sono certo”. Ciak… si gira a Turbigo. Eh sì perché la cittadina del nostro territorio è stata il set delle riprese del cortometraggio 33 scritto da Viviana Barucchelli e diretto da Marco Paracchini. Un viaggio molto speciale e particolare che comincia là, sull’alzaia appunto del Naviglio, in un futuro imprecisato. Il rumore dell’acqua che scorre di sottofondo, attorno le case e la natura e al centro lei, Bianca, una giovane donna. Cammina e pensa tra sé e sé, si ferma sulla sponda, si guarda davanti e nella sua mente iniziano a farsi largo uno dopo l’altro i pensieri. C’è proprio quel numero, il 33 (“Oggi li ho contati: 33”, sono le prime parole della protagonista, attraverso la voce fuori campo) che da il via alla storia; poi nella testa ecco un susseguirsi di riflessioni e immagini (la terra di industrie e cemento, i suoni, gli odori e i sapori della natura che piano piano sembrano venire meno, fino ai ricordi dell’infanzia, alle parole di sua mamma, agli amori sbocciati su spiagge assolate, ai colori del mare “Io l’ho visto una sola volta ed ero troppo piccola per poterlo ricordare” – continua Bianca; o ancora quei viaggi con i genitori, il lavoro e il desiderio grande di sua madre di fare visita al Santissimo Santuario, come lo chiamava ironicamente per indicare la terra natale, ecc…). E l’ultima parte è un confronto introspettivo, con se stessa e della gente più in generale.