Operazioni di recupero dell'ordigno bellico. Tutto da programma: mezzi e uomini impegnati dalle prime ore della mattina. La bomba fatta brillare in cava Seratoni.
(VIDEO) Un ingente dispiegamento di uomini e mezzi a vigilare e monitorare i vari punti del paese. Strade chiuse e abitazioni evacuate (un’ottantina circa le persone che hanno dovuto lasciare le loro case; chi trasferendosi da parenti o amici, chi invece affidandosi alle strutture alberghiere cittadine fatte riservare fin dalla sera precedente dall’Amministrazione comunale e chi, infine, trovando ricovero nel centro ricreativo De Cristoforis – Gray, dietro al palazzo Municipale, trasformato per l’occasione grazie ai volontari in una vera e propria area di accoglienza). E sempre in Comune, poi, ecco anche il centro operativo che ha seguito passo passo ogni fase delle operazioni in collegamento costante con la Prefettura di Milano. Tutto, alla fine, è andato come da programma, anzi c’è stato addirittura un anticipo dei tempi sulla tabella di marcia rispetto a quanto previsto inizialmente: si è cominciato che ancora era buio (alle 4.30), ma già prima delle 8 la bomba di fabbricazione tedesca ritrovata ad agosto lungo il Ticino a Turbigo stava varcando gli ingressi delle Cave Seratoni. Una sinergia praticamente perfetta tra le singole parti in causa (dalla cittadina del nostro territorio e alle realtà piemontesi col capoluogo lombardo) e una macchina organizzativa e operativa “ad hoc”, insomma, hanno permesso di sbrigare la questione in maniera molto celere.
LA BOMBA, MOLTO PROBABILMENTE, SGANCIATA DA UN HEINKEL 111
Junkers 87 (Stuka) oppure 88? O ancora Focke Wulf? No, molto probabilmente si è trattato di un Heinkel 111. Sarebbe, alla fine, stato sganciato proprio dal bombardiere, impiegato dai tedeschi nella battaglia di El Alamein ed anche in altre operazioni, l’ordigno bellico SC 500 serie III L2 (500 chilogrammi di peso complessivo, di cui 220 di esplosivo) rinvenuto agli inizi di agosto nel fiume Ticino, in località Bosco Vedro, a Turbigo. Nella campagna del Nordafrica (conosciuta anche come guerra del deserto, durante il secondo conflitto mondiale), infatti, le basi di partenza di questi velivoli erano poste in Sicilia e Sardegna e, quindi, nella maggior parte dei casi durante il percorso di rientro in Germania erano soliti transitare appunto nella zona. Sopra i nostri cieli, insomma, per poi raggiungere il territorio tedesco. Chissà, allora che proprio nel corso di una di queste manovre l’aereo non si sia liberato della stessa bomba. Perché? Difficile dirlo con precisione. Le ipotesi più plausibile ad oggi sono essenzialmente tre. La prima: tenete conto che il velivolo aveva un’autonomia di 2 mila 800 chilometri a vuoto e di 1780 circa, invece, a pieno carico, perciò, magari per alleggerirsi di un peso il pilota in quel momento ai comandi ha dovuto effettuare tale azione. Oppure (la seconda possibilità): durante il percorso c’è stato un avaria o comunque un problema tecnico e meccanico al mezzo che ha portato a sganciare la bomba per poter proseguire il viaggio. Infine, la terza: per raggiungere la Germania il percorso prevedeva il transito in Svizzera, Svizzera che, come si sa, era Paese neutrale, dunque al fine di sorvolarla ci si è liberati appunto dell’ordigno bellico. Tutte, lo ripetiamo, semplici ipotesi e supposizioni, perché a distanza di oltre 70 anni è sinceramente complicato avere la sicurezza di quello che è accaduto in quel momento. L’unica certezza, ora, è la tipologia della bomba, quasi certamente il bombardiere su cui era sistemata ed il ritrovamento nelle scorse settimane nel Ticino con le conseguenti attività e operazioni di recupero, messa in sicurezza e analisi fino al successivo trasferimento, nella mattinata di oggi, nelle Cave Seratoni dove è stata poi fatta brillare definitivamente dal 10imo Reggimento Genio Guastatori di Cremona.