Dal 1 luglio Diego Genoni non sarà più il comandante della Polizia locale. "Sono stati anni importanti e significativi - dice". Dopo 42 anni e 6 mesi, è tempo della pensione.
Una vita in divisa, o per dirla con quella frase che lui stesso ama ripetere… “una vita in Comune”. Ma si sa che prima o poi per tutti arriva il momento dei saluti e quel momento oggi è arrivato anche per il comandante della Polizia locale Diego Genoni. Quarantadue anni e sei mesi fa quando tutto è cominciato; quarantadue anni e sei mesi dopo allora eccolo pronto ad andare in pensione. “Non c’è un momento particolare che ricordo con più affetto rispetto ad un altro – dice lo stesso Genoni – Ogni singolo istante vissuto, infatti, è stato fondamentale e importante. Ad esempio, i primi anni come responsabile dei servizi tecnici manutentivi (è qui che ho iniziato il 18 ottobre 1972); oppure il 1979: il concorso pubblico per comandante dei vigili urbani a cui ho partecipato, classificandomi secondo. Fino, appunto, a prendere la guida del corpo di Polizia municipale il 31 ottobre del 1985 sotto l’allora Amministrazione del sindaco Paccagnini”. Un ruolo nuovo, nuove responsabilità e nuove realtà con le quali doversi confrontare e rapportare, insomma. “C’è stato il primo periodo, poi, che mi sono diviso sia i servizi tecnici manutentivi sia appunto il comando dei vigili – continua – E così è stato fino al marzo 1987 quando ho lasciato i servizi manutentivi per dedicarmi interamente all’incarico di comandante della Polizia locale. Non potevo continuare con entrambi i lavori, gli impegni erano tanti ed era praticamente impensabile poter riuscire a far combaciare i due ruoli”. Da quel momento in avanti, quindi, solo e soltanto la Polizia municipale. “Sono stati anni significativi e che mi hanno aiutato a crescere ulteriormente – conclude – Tante le soddisfazioni e non nego anche qualche momento difficile, ma che con la collaborazione siamo riusciti a superare tutti insieme. Si è cercato di creare un servizio tangibile e concreto, guardando alle differenti tematiche con la massima attenzione. Ora è arrivato il giorno dei saluti: c’è ovviamente dispiacere, perché lascio colleghi e amici con i quali ho lavorato fianco a fianco quotidianamente. Ritengo però che ad un certo punto del proprio percorso sia giusto fermarsi. Che cosa voglio dire a chi mi succederà? Penso che ognuno debba improntare l’attività secondo le sue qualità e caratteristiche, ma se dovessi consigliarlo, sicuramente lo farei con due semplici parole: diplomazia e dialogo con i cittadini e con le varie istituzioni”.