Proseguendo lungo il Decumano, a sinistra, subito dopo il Padiglione della Repubblica Ceca, appare agli occhi del visitatore un padiglione ad un solo piano, di colore bianco, sul quale risalta la scritta dorata, in arabo e in inglese, e dal quale fuoriescono numerosi ciuffi di palma. Appena varcato l'ingresso, ci si ritrova in una lunga sequenza di spazi alterni interni ed esterni: alcune aree coperte, in ombra, ma tinte di bianco, ed altre, a cielo aperto, come frammenti di un giardino arabo ricco di vegetazione. Un percorso curvilineo ed elegante, dove non manca, al di là di una vetrata, un raffinato salottino di colore azzurro.
Disegnato dall'architetto olandese Anne Holtrop, in collaborazione con la paesaggista Anouk Vogel, il padiglione ha la struttura interamente formata da pannelli prefabbricati di calcestruzzo bianco.
Al termine dell'Esposizione, il padiglione, completamente smontabile, verrà spostato in Bahrain, dove verrà ricostruito ed utilizzato come giardino botanico.
I dieci frutteti collocati all'interno accompagnano il visitatore alla scoperta delle principali piante presenti nel Paese arabo. Essi contengono alberi che daranno frutti in diversi periodi durante i sei mesi dell'Expo. Le dieci specie di piante tropicali e subtropicali che si possono ammirare sono il melograno, ora in piena fioritura, con i bellissimi fiori vermigli, poi il banano, il fico, l'albero di giuggiolo, il fico indiano, la palma da dattero, la pianta di agrumi, l'olivo, la papaia e la vite.
Durante la visita ci si ritrova in un'oasi di tranquillità, ricca di odori, colori e storia, grazie ai preziosi reperti archeologici millenari (come i contenitori in ceramica del primo periodo Dilmun, 2000-1800 a. C. e i recipienti per alimenti del periodo Tylos) che celebrano la tradizione agricola del Paese, perpetuando i molti miti che eleggono il Bahrain a luogo del Giardino dell'Eden e Terra del Milione di Palme.
Abitato da diverse civiltà da oltre 5000 anni, l'arcipelago del Bahrain, composto da 33 isole situate nel Golfo Arabo, prima di assumere il suo nome attuale era conosciuto come Dilmun, Tylos e Awal.
Dilmun, in particolare, era dotato di una terra ricca e fertile, con molte sorgenti d'acqua dolce
e clima mite, descritto nell'Epopea di Gilgamesh come il paradiso terrestre. Le abbondanti sorgenti artesiane costituivano riserve sotterranee d'acqua dolce e creavano un 'mare' di acqua, dando così origine ad una florida orticoltura. Da qui il nome 'Due mari' che tradotto in arabo diventa 'Bahrain'.
L'installazione, all'interno del padiglione, attraverso due riprese filmiche e sonore prodotte dall'artista Armin Linke, riflette sugli spazi dell'agricoltura in Bahrain, dalle pratiche tradizionali alle coltivazioni idroponiche intensive, mostrando una straordinaria continuità tra storia del Paese e sguardo attento al presente.
Particolarmente originale il design tessile, che propone indumenti ispirati alle forme dei frutti presenti nel padiglione, in tessuto jacquard fatto su misura, disegnati in composizioni astratte dallo stilista del Bahrain residente a Londra, Hind Matar, il quale ha ideato la collezione Cruise in occasione della partecipazione del Bahrain a Expo Milano 2015.
Anche il menù del bar, all'interno del padiglione, si ispira ai frutti presenti nei dieci giardini, che da centinaia di anni vengono inclusi nella tradizione culinaria del Paese e che già un tempo venivano marinati, o essiccati, oppure usati come condimento nella cottura delle carni. Pertanto il menù proposto, stagionale, ideato da Narise Kambar, cambia di volta in volta, in base alla produzione degli alberi da frutta ed è un menù leggero di degustazione, che dà un assaggio della cucina contemporanea del Bahrain.