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Sport, Storie, Robecchetto

Dall'ufficio al Sahara: "Vado di corsa"

"Chi, un bel giorno, decide di alzarsi dalla sedia e di mettersi a correre, non inizia solo a praticare uno sport entusiasmante, ma cambia anche la sua vita". Oltre che un messaggio, è quasi una vera e propria filosofia per la quotidianità. Che tu ti stia cimentando in qualche disciplina o che sia al lavoro, alla fine non fa differenza. ‘Provare per credere’… e Daniele Barbone non solo l’ha sperimentato in prima persona, ma oggi quell’esperienza si è trasformata in un’occasione di incontro con gli amanti e gli appassionati della corsa per scambiarsi idee, opinioni e consigli, diventando inizialmente un blog e adesso addirittura un libro (edito da Corbaccio; “Runner si diventa. Dall’ufficio al deserto”, questo il titolo) che proprio in questi giorni sta presentando in diverse città italiane (giovedì della scorsa settimana, ad esempio, era a Robecchetto con Induno). L’imprenditore che, da un momento all’altro, è uscito dall’azienda e pronti via si è messo a correre tra maratone e deserto: la storia del 43enne originario di Alessandria e milanese ormai d’adozione è qualcosa che dire ‘unica e particolare’ è poco. “Tutto è cominciato sette anni fa circa – racconta – Era il periodo delle festività natalizie e come accade per molte persone anche io, tra un pranzo e una cena con i parenti, mi sono chiesto come avrei potuto smaltire le abbuffate del periodo. Subito quindi il pensiero è andato appunto alla corsa. Così, una sera sono sceso in strada e ho fatto il giro dell’isolato e delle zone attorno a casa. Premetto che fino a quel momento non avevo mai praticato alcuno sport”. La prima volta, insomma, a 37 anni ed è stata tutt’altro che semplice. Anzi. “Il male alle gambe e la stanchezza – continua – No! Non fa per me, è stato il primo pensiero. Poi, però, mi sono detto: ce la devo fare. Ce la posso fare”. E da quel preciso istante è stato solo un crescendo di soddisfazioni. “Nel 2013 ho completato le Five Major Marathon, partecipando in sequenza alle maratone di Londra, Berlino, Boston, Chicago e New York – ricorda Barbone – Quindi, nel 2014 ho preso parte alla 100 chilometri del Sahara (la corsa nel deserto che si avvicina al mondo estremo dell’ultra – trail), che ho ripetuto anche quest’anno. Ma voglio precisare che non corro per il risultato, non è quello l’obiettivo. Corro perché mi fa stare bene. Le emozioni e le sensazioni che si provano sul percorso sono qualcosa di indescrivibile e speciale. Prendete ad esempio il deserto: sei tu, da solo, e attorno le dune e il nulla; oppure, come è capitato in questa edizione, il passaggio nei villaggi con le popolazioni di quei luoghi che ti applaudono, ti incitano e ti osservano. Hai l’opportunità di conoscere te stesso, il tuo corpo, c’è un’implosione verso se stessi (devi saper razionalizzare e distribuire bene le forze, perché la strada è lunga). Proprio questo, alla fine, cerco di mostrare nel mio libro: c’è il racconto della mia esperienza personale, certo, soprattutto voglio interagire col lettore, spiegando che con la forza di volontà, l’impegno, le motivazioni e le capacità di porsi obiettivi realistici ma sempre più ambiziosi, non per ottenere riconoscimenti esterni bensì per provare soddisfazione in se stessi, si possono raggiungere traguardi unici e straordinari, che sia sport, lavoro o quotidianità. Contemporaneamente, inoltre, ogni iniziativa (dalla 100 chilometri del Sahara al libro) ha avuto e avrà valenza benefica, aiutando in maniera concreta il Cesvi, un’organizzazione laica e indipendente che opera per la solidarietà mondiale”.

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