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Scuola, Storie, Cuggiono

Davide, campione del 'Kangourou'

L’Istituto Comprensivo di Cuggiono ha partecipato, per il decimo anno consecutivo, al ‘Kangourou della Matematica’, gara indetta a livello nazionale che testa le abilità logiche e matematiche degli studenti che si vogliono sottoporre. I ragazzi sono suddivisi in cinque categorie in base alle fasce d’età. Il 19 marzo gli studenti partecipanti degli Istituti Comprensivi aderenti hanno effettuato il test ognuno presso la propria scuola e i migliori hanno partecipato alla finale nazionale a Mirabilandia nei giorni 10, 11 e 12 maggio.
Anche quest’anno, Clavenna Davide, alunno di 5^C della scuola primaria di Cuggiono, ha dimostrato grande abilità nel destreggiarsi in un campo tanto disdegnato dalla stragrande maggioranza degli studenti di ogni età quanto quello logico-matematico. Si è, infatti, classificato, nell’ambito della categoria ‘écolier’, che raggruppa le classi quarte e quinte, quindicesimo su 6776 studenti di tutta Italia della suddetta categoria che si sono sottoposti al test. Questa posizione gli ha procurato l’accesso alla finali di Mirabilandia, dove è arrivato terzo nell’ambito della sua categoria a livello nazionale. La prova è durata un’ora e mezza e comprendeva sei domande per le quali, oltre alla risoluzione dei quesiti, era necessario spiegare i passaggi dello svolgimento.
Un’immensa soddisfazione, dunque, per Davide e la sua famiglia: classificarsi terzo a livello nazionale è una grande gioia di cui andare veramente fieri e che aumenta senza dubbio la fiducia nelle proprie potenzialità, le quali, in futuro, con l’ingresso nel mondo del lavoro, saranno messe a frutto a beneficio dell’intera collettività.
Davide e tutti gli altri studenti che sono arrivati a Mirabilandia sono la prova che il nostro stivale è ricco di importanti e valorose risorse umane, quando invece i dati dimostrano che una delle ragioni che spiegano il gap di produttività che l’Italia presenta nei confronti degli Stati Uniti è proprio la carenza di risorse umane adeguate. O, forse, più semplicemente, la realtà è che di risorse umane competenti e capaci siamo pieni eccome, ma l’Italia è strutturalmente incapace di valorizzarle?

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