La storia di una famiglia nosatese che da sei anni li ospita
“Nonostante tutto l’impegno che comporta e le difficoltà del caso, è un’esperienza unica, che riempie davvero il cuore”. La famiglia Sporchia, residente a Nosate, sta ospitando un bimbo bielorusso di 8 anni che si chiama Leonid; già pensano che sarà davvero dura doverlo salutare domenica, quando ritornerà a casa. Ormai è il secondo anno che si reca in settembre presso la famiglia e, quindi, l’anno prossimo non tornerà più. La cosa più curiosa è che i nosatesi possono vantare la riconoscenza di un’intera famiglia bielorussa: Leonid è il fratellino più piccolo di Nataša e Galja, che ora hanno rispettivamente 13 e 11 anni, che sono state ospitate gli scorsi anni dagli stessi Sporchia. “L’anno scorso ci siamo recati in Bielorussia con il viaggio organizzato dalla ‘Fondazione Aiutiamoli a Vivere’ –raccontano- È stato toccante: abbiamo conosciuto la mamma dei bambini che abbiamo ospitato e ci ha colpito la sua grande ospitalità, benché queste persone non abbiano davvero niente. Le loro condizioni di vita sono spesso gravemente disagiate e molti di questi bambini hanno alle spalle storie familiari tristi e drammatiche”. Quello che colpisce è la grande differenza fra la nostra realtà e la loro: “Per essere bambini di 8-10 anni sono molto ingenui –continuano- e richiedono una grande vigilanza perché spesso non si rendono conto del pericolo a cui vanno incontro, per esempio al sopraggiungere di un’auto: da loro le macchine è già tanto se ci sono. Ma è splendido vedere come sono felici giocando anche solo con un pallone o una macchinina”. Mantenere i contatti è, ovviamente, difficile, ma non impossibile: “Ci scrivono lettere e a volte ci telefoniamo, soprattutto perché né loro né noi ci dimentichiamo mai di un compleanno di un membro delle famiglie”. A Nosate sono tre i nuclei familiari che, ormai da sei anni, ospitano un bambino bielorusso: oltre alla famiglia Sporchia, le famiglie Novarino e Ferrari. “È davvero semplice iniziare a ospitare un bambino bielorusso: bisogna rivolgersi alla ‘Aiutiamoli a Vivere’, compilare un modulo e seguire qualche incontro con psicologi che spiegano come rapportarsi con una mentalità così diversa dalla nostra. È impegnativo, ma vale davvero la pena aiutarli: ne hanno tanto bisogno”.