(VIDEO) 15 milioni di uomini persero la vita nei campi di sterminio. Un numero che impressiona e colpisce ma finché rimane un numero è più facile tenerlo distante, relegato a una storia passata. E' quando ti soffermi su alcuni di quei nomi che appaiono e scompaiono sul 'Muro dei Nomi' e poi sulle loro foto che qualcosa dentro cambia, si lacera... Angelo, Davide, Sara, Enrica, Sergio, Anna... avevano nomi come noi e volti come i nostri. Che strano, quei nomi proiettati sul 'Muro dei Nomi' sono tutti bianchi, tranne qualcuno, colorato in arancio. Poi scopri che quei 22 nomi evidenziati in arancio sono i soli di questo spazio muto tornati, vivi. 22 nomi su 605. Sono coloro che nella gelida mattina del 30 gennaio 1944 furono caricati dai cortili del carcere di San Vittore alla Stazione Centrale di Milano con destinazione Auschwitz-Birkenau. Al 'Memoriale della Shoah' di Milano ci sono dei vagoni originali, come quelli che venivano utilizzati per deportare le persone nei campi di sterminio. Persone che per loro contavano meno degli animali. Si può salire e sostare su questi vagoni di legno, con le grate o il filo spinato a chiudere minuscole finestrelle. L'aria fatica a passare. E a salire, in tre o quattro, l'aria manca. In questi vagoni bestiame i nazisti spingevano a calci e percosse circa 60 persone. C'è solo silenzio qui eppure sembrano risuonare le urla, i latrati dei cani, gli ordini, la violenza. Bisogna comporre in fretta il Convoglio RSHA, destinato al campo di concentramento. La macchina della morte non può aspettare. Tra di essi ci sono anziani, donne e uomini stremati, famiglie intere, madri e padri che cercano di proteggere i propri figli, figli che non piangono più per non straziare i genitori, anche un neonato. Qualcuno prega. I vagoni venivano piombati, e le persone venivano lasciate senza acqua, cibo, con un solo secchio per i bisogni. Dal 'Binario della Destinazione ignota' (i convogli erano diretti a Auschwitz-Birkenau, Bergen Belsen, Mauthausen, o ai campi italiani di raccolta come Fossoli e Bolzano), attraverso un carrello traslatore e un montavagoni, avveniva il sollevamento dei carri al livello del piano dei binari, lo stesso delle banchine passeggeri. Chi arrivava vivo al campo di concentramento era sfinito, e lì cominciava l'inferno. La selezione: tu a lavorare, tu alle camere a gas... tu vivo, tu morto. Separato dai tuoi cari, spogliato della tua umanità. Nonostante video, film, fotografie, testimonianze abbondino su questa tematica, il dolore, l'angoscia, la fame, il male che quelle persone hanno provato non potremo capirlo mai davvero. Numerose persone, quasi 10.000, si sono recate in visita al 'Memoriale della Shoah - Binario 21' in questi giorni tra i quali ricorre la 'Giornata della Memoria'. Famiglie, coppie, anziani, bambini. E' importante che le persone ricordino. Sono trascorsi 70 anni, i sopravvissuti in vita sono pochi. 70 sono tanti e sono pochi. E' necessario che le persone ricordino. Per non alimentare un clima di odio e intolleranza, per ricordarci del male di cui è capace l'uomo. Perché fu proprio l'Indifferenza, quella parola scolpita, nuda e cruda all'ingresso del Memoriale, che, per Liliana Segre, deportata da questi spazi a tredici anni con il padre e una delle pochissime superstiti, fu il motivo per il quale la Shoah è stata possibile. Io non dimentico. Perché, come ammoniva Primo Levi, “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”.