Dai 16 ai 35 euro al chilo. E’ questa, da una rilevazione a campione di Coldiretti, la forbice dei prezzi del panettone artigianale nei capoluoghi di provincia della Lombardia.
Dai 16 ai 35 euro al chilo. E’ questa – secondo una rilevazione a campione di Coldiretti Lombardia in vista del Natale – la forbice dei prezzi del panettone artigianale nei capoluoghi di provincia della Lombardia. Prendendo come riferimento le pasticcerie specializzate, le città che presentano le maggiori oscillazioni sono Como e Lecco: la prima va dai 18 ai 23 euro al chilo, mentre la seconda dai 16 ai 27 euro. A Milano – secondo la ricerca di Coldiretti Lombardia – si va da 26 euro al chilo al record di 35 euro nel quadrilatero della moda. Livelli sostenuti anche a Pavia che segna fra i 25 e 32 euro al chilo. A Brescia per un panettone artigianale comprato in pasticceria si spendono fra i 25 e i 30 euro, mentre a Cremona (che è in realtà la patria del torrone) si risparmiano 5 euro: con 20-25 euro ci si porta a casa un chilo di dolce tradizionale. A Monza in media ci vogliono 25 euro, a Bergamo fra 22 e 24 euro, a Varese 24 euro, a Sondrio 20 euro, a Lodi si va da 17 a 22 euro al chilo, a Como si va dai 18 e i 23 euro al chilo, mentre a Mantova la media è di 24 euro. Il panettone tradizionale – spiega la Coldiretti Lombardia – è un pezzo della nostra storia e la qualità degli ingredienti, oltre che alla maestria di chi lo prepara, è alla base di un dolce di alto livello. Solo a Milano – secondo una ricerca della Camera di Commercio di Milano – ogni famiglia compra almeno 5 panettoni all’anno e una famiglia su due acquista quello artigianale almeno una volta. “Expo – conclude Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti Lombardia – sarà l’occasione per raccontare al mondo l’enorme ricchezza dei nostri prodotti alimentari, compresi i dolci tradizionali come il panettone. Un patrimonio che all’estero ha così tanto successo che chi vende surrogati o falsi si intasca ogni anno 60 miliardi di euro, mentre prosperano multinazionali della pizza e si brevettano i nomi italiani come quello del Prosciutto di Parma in Canada in modo che poi il vero prosciutto non possa essere chiamato così. Un paradosso e un danno per le aziende agricole e per l’intero Paese”.