Il libro di di Fatema Mernissi. Un testo rivolto a tutti, un modo di una donna per far giustizia nell’offuscato mondo degli stereotipi negativi e misogini del mondo islamico.
Cos’è un harem? Cosa significa vivere in un harem? Come questa realtà, tutt’ora presente, viene vista dagli occhi di una bambina che lì è nata e ha trascorso l’infanzia? Bene, a tutti questi quesiti sarà in grado di fornire risposta Fatema Messeni, con il suo romanzo autobiografico dal titolo “La terrazza proibita” -vita nell’harem- ambientato a Fez, città del Marocco. ‘luogo inviolabile’, questa è la traduzione dall’arabo della parola harem, un luogo proibito, in cui le donne vivono recluse, potendo godere soltanto della compagnia delle altre componenti e di nessun altro, oltre ovviamente ai guardiani e al padrone, a cui appartengono. Quali possono essere i sogni, le ambizioni, le volontà di una bambina, come Fatema Mernissi, che sin dai primi anni le è stata negata la possibilità di trasformare quei pensieri astratti in realtà, le è stato impedito di viaggiare, di percepire sulla propria pelle la quotidianità di Fez, di essere donna. C’è una cosa che nemmeno il più perfido dei tiranni può negare a nessuno, è quel dono meraviglioso che è l’immaginazione, quella capacità di trascendere dalla realtà e di vedere oltre le imponenti mura domestiche. Certo, l’harem in cui cresce Fatema non è una prigione angusta e cupa, ma un’ampia casa ricca di cortili fioriti e fontane, tuttavia rimane sempre una sensazione straziante nel cuore della bambina, è il profondo senso di costrizione imposto da quegli uomini di non varcare i “sacri confini”, è la negazione della libertà. Un bene prezioso a tal punto che nulla potrebbe essergli comparato per valore e importanza. Ecco che allora quella terrazza, posta così in alto nella casa, diviene un’evasione da quella triste realtà, un trampolino per la fantasia, l’immaginazione, la felicità; ma è proibita. Un luogo fantastico da raggiungere segretamente, a rischio di rigide punizioni, eppure per quell’attimo di libertà si è disposti a tutto. È qui che si sogna, si comunica con le vicine nella bellezza di un ineguagliabile silenzio, si immagine quel mondo che è a pochi passi ma che continua ad essere così ingiustamente ignoto. Un racconto meraviglioso, affascinante e commovente, un viaggio in una realtà che purtroppo era ed è, anche se drasticamente ridotta, una vera pecca delle leggi civili del mondo islamico.