Sballottati di qua e di là ad ogni buca, di continuo in viaggio da un villaggio all’altro, i volontari del gruppo “Goccia di solidarietà”, presenti in Albania per il 15°anno, hanno avuto modo di dedicarsi all’animazione in diverse comunità e di incontrare vecchi amici, religiosi e personalità, tra cui padre Nilton. Ma cosa vuol dire veramente fare missione, almeno per la terra di Albania? La missione è anzitutto condivisione, condivisione di una cultura, di usi, costumi, tradizioni, di un credo, ma anche la condivisione di dubbi, perplessità, problematiche e perché no anche di affetti, abbracci, sensazioni ed anche emozioni. Quando si parte bisogna essere convinti che si va in questi luoghi per mettersi a completa disposizione, per fare quello che ci viene chiesto di fare e, per riuscire bene in questo donarsi agli altri, è necessario mettere la propria persona, le proprie convinzioni, le proprie scelte continuamente in gioco, disposti forse a cambiarle e accorgendosi di come gli altri, magari pur non avendo tutte quelle tecnologie o quegli agi che troviamo in Italia o comunque nei paesi più sviluppati, ci arricchiscono con i loro sorrisi, con la loro semplicità, con il loro stile di vita e i loro valori. Ma la missione è anche amore, donazione, passione per quello che si fa, una passione che spinge i volontari a cercare situazioni di vita più difficile, a sacrificare le loro vacanze al mare o in montagna per trascorrerle in mezzo ai bambini, alle famiglie, cercando, per quanto sia loro possibile, di portare un aiuto concreto, donando, attraverso semplici gesti di affetto, anche un solo e amichevole sorriso.