Gianpiero Macchi se n’è andato per sempre in punta di piedi l’ultimo giorno di maggio, a 85 anni. Le esequie si sono svolte in concomitanza con la Festa della Repubblica; a celebrare il rito funebre suo vecchio amico Don Giampiero Baldi, che nel corso dell’omelia ha sottolineato come Macchi fosse una persona dotata di grazia, con grandissime doti di umanità e disponibilità.
I familiari (la moglie Adele e i figli Eligio e Giovanna, per i quali ha sempre rappresentato un amorevole quanto saldo punto di riferimento) hanno voluto che nell’ultimo viaggio egli fosse vestito da alpino, perché un alpino lo è per sempre.
Soprattutto un alpino come lo era lui, che lo spirito di appartenenza al gruppo delle penne nere lo aveva davvero nell’anima.
Ma nell’anima Macchi aveva anche la sua Turbigo per la quale si era sempre attivamente impegnato sia in passato come consigliere comunale, sia con la militanza, fino praticamente all’ultimo, nel mondo delle associazioni e del volontariato. Per anni, fino a tempi recenti, era stato coordinatore della sezione locale della Croce Azzurra Volontari Abbiatensi, cui dedicava ore ed ore del suo tempo impegnandosi per offrire alla popolazione una sempre maggiore efficienza nei servizi.
Turbigo d’altro canto aveva riconosciuto il suo non declamato, ma reale e proficuo impegno nel’associazionismo e nel sociale conferendogli, lo scorso dicembre, il titolo di Turbighese d’Oro. Un titolo pienamente meritato, ma accolto senza clamori, con la consueta umiltà che lo contraddistingueva come persona e che lo faceva apprezzare a tutti coloro che lo conoscevano.
“Gianpiero mancherà a tutto il paese, come mancherà a me personalmente – ci dice il sindaco Christian Garavaglia, sottolineando come Macchi sia stato per lui un vero amico, nonostante la differenza di età: “Ho apprezzato di lui soprattutto le doti umane: sempre gentile, garbato nei modi e sempre entusiasta nell’affrontare i progetti. Il suo carattere ed il suo atteggiamento ha fatto di lui un uomo di altri tempi, capace di essere determinato ma con educazione”.
E “uomo di altri tempi” Macchi viene definito pure dagli amici della grande famiglia della Croce Azzurra, che aggiungono un loro sentito ricordo: “Gianpiero era un gentiluomo per il quale la parola data ha più valore di un contratto scritto. Oggi noi viviamo in un mondo dove i valori basilari come rettitudine, gentilezza, umiltà, rispetto e compassione non hanno l’importanza che spetta loro. Siamo così presi nelle nostre responsabilità e insicurezze personali quotidiane che perdiamo di vista chi ci sta vicino. Per Gianpiero non era così. Noi tutti in Croce Azzurra lo ricordiamo sempre presente, disponibile ad ascoltare le esigenze altrui e sempre, con il suo garbo ed il tono di voce dolce, pronto a trovare una soluzione. Non lo abbiamo mai visto spazientirsi anche quando giungevano richieste petulanti, con pacatezza e con aria da buon padre trovava sempre il modo di riconciliare tutto e tutti. E’ sempre stato per tutti noi una guida, un esempio da copiare, un capo autorevole al quale fare riferimento. Lo stare con lui ci ha reso migliori, ci ha fatto mettere nei panni degli altri, a chiederci cosa avremmo fatto e cosa avremmo voluto che gli altri facessero per noi in quelle situazioni di difficoltà. Di consigli Gianpiero ne ha dati tanti e non sono serviti solo al funzionamento dell’associazione ma anche per la nostra vita di tutti i giorni. Ci ha fatto capire che spesso è più importante saper ascoltare chi ce lo chiede che compiere grandi gesti. Grazie Gianpiero!”