Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti. E' con queste promettenti parole che tanti bambini (tranne quelli che si fidarono della kapò che li avvertì dell'inganno) fecero quel passo avanti verso la morte. Una frase emblema della crudezza del dottor Mengele, l''angelo della morte', medico di Auschwitz che condusse esperimenti di eugenetica sui deportati, per scegliere, una mattina del 1944, venti bambini che il dottor Heissmeyer avrebbe usato come cavie. Tra di loro il piccolo italiano Sergio de Simone, dal dolcissimo sorriso, e altri 19 bambini, di età diversa, francesi, olandesi, jugoslavi, soprattutto polacchi. Dieci maschi e dieci femmine, inviati a Neuengamme, campo di concentramento a sud-est di Amburgo, per atroci esperimenti. I piccoli furono infettati, attraverso un'incisione sotto l'ascella, con bacilli vivi della turbercolosi. Ad alcuni poi furono asportate le ghiandole linfatiche. Con fotografie e documentazioni i loro carnefici studiarono senza pietà l'evolversi della malattia, testimoniando il caso. Nel 1945, pressati dagli inglesi, per non lasciare tracce del male compiuto, trasportarono i bambini nella scuola di Bullenhuser Damm, nella cui cantina, uno dopo l'altro, vennero impiccati. Giovedì 17 aprile, alle ore 18.30, è stato presentato dall'autrice Maria Pia Bernicchia, dalla curatrice e dal direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, al 'Binario 21', sede del Memoriale della Shoah, il libro 'Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti', ripubblicato con documenti inediti, testimonianze e riferimenti aggiornati. Un milione e mezzo di bambini furono vittime dell'olocausto. Questa è la microstoria di 20 di loro, recuperata dall'oblio della memoria, che, come una carezza, restituisce loro un volto e un nome.