Il Comitato Genitori Via Cavour organizza degli eventi nell’ambito delle iniziative “Da genitore a genitore”: questo ciclo di incontri ha come intento la ricerca di un dialogo e di un sostegno fra genitori con varie difficoltà, ordinarie e straordinarie. Venerdì 14 marzo, dalle ore 18, la scuola primaria di Cuggiono ha ospitato Chiara Milizia e il suo primo libro, dal titolo “Mamma Disabilitata”. L’autrice, con queste pagine spietatamente sincere, ha voluto raccontare la sua esperienza quotidiana di madre di un bambino affetto da autismo, regalandoci, così, una parte di sé. L'autismo, chiamato originariamente Sindrome di Kanner, è considerato dalla comunità scientifica internazionale un disturbo neuro-psichiatrico che interessa la funzione cerebrale; la persona affetta da tale patologia esibisce un comportamento tipico caratterizzato da una marcata diminuzione dell'integrazione socio-relazionale e della comunicazione con gli altri e un parallelo ritiro interiore. Attualmente risultano ancora sconosciute le cause di tale manifestazione, divise tra neurobiologiche costituzionali e psicoambientali acquisite. Le statistiche dimostrano che questa patologia si è largamente diffusa negli ultimi anni: senza andare troppo lontano, solo la scuola elementare di Cuggiono annovera quattro casi di autismo fra i suoi studenti. Chiara racconta che, all’inizio, nessun medico riusciva a capire cosa avesse suo figlio; molti, semplicemente, additavano lei come una madre che non sapesse badare a Lorenzo, incapace di insegnargli l’educazione e a comportarsi in determinati modi a seconda delle situazioni. Poi, dopo qualche tempo, forse troppo, la diagnosi di autismo: da qui, la riprogrammazione della vita quotidiana dell’intera famiglia. “E’ come imparare tutto da capo, ma con molta più fatica” – spiega Chiara - “dal conversare in modo diverso al misurare ogni singola parola, sentendosi addosso vent’anni di più di quelli effettivi”. Non risparmia nulla la scrittrice, di professione dietista, nei suoi racconti circa episodi crudi e terribili che ha vissuto con Lorenzo, anche se afferma che, rileggendo il libro, alcuni punti, nella realtà, sono stati più brutali di come sono stati descritti sulla carta. Non risparmia la sua delusione nell’essere stata costretta a lasciare il suo lavoro, dopo anni di studio, al termine dei quali uno non vede l’ora di trovare un impiego per realizzarsi, guadagnare e iniziare, così, a creare una propria famiglia. Non nasconde la difficoltà della sua vita di tutti i giorni, a cominciare dalle azioni che tutti noi compiamo e che ci sembrano banali. “Molti genitori puntano il dito su di noi;” – dice – “essendo la disabilità di Lorenzo non fisica, nessuno direbbe mai che il problema sia lui”. Di conseguenza, questi stessi genitori insegnano ai loro figli a tenersi lontani da bambini che si comportano così, non capendo quale sia il loro reale disturbo, e questa ignoranza diffusa, dettata troppo spesso dal rifiuto di accettare chi è diverso, contribuisce a un ulteriore isolamento delle persone autistiche. Isolamento che, Chiara è sicura, sarà più evidente alle scuole medie, dove i ragazzi tendono spesso a muoversi in branco e a non pensare con la loro testa. Isolamento che, l’autrice è convinta, dovrà subire anche l’altra sua figlia, che verrà additata come “la sorella del ragazzo autistico” e si porterà dietro per sempre questa etichetta. Dietro il suo volto sorridente mentre parla, è impossibile non notare la profonda tristezza e amarezza di Chiara: ella afferma chiaramente che, al contrario di molte persone che considerano i bambini disabili un dono, lei non la pensa affatto così. All’inizio, riteneva che questa situazione fosse un castigo: ora, invece, ha imparato a conviverci e la sua tristezza si trasforma, incredibilmente, in gioia, quando le viene domandato come sia Lorenzo. “Lorenzo è dolce” – risponde – “E’ amore puro: il suo sguardo pieno d’amore è sincero e va oltre le richieste”. Chiara Milizia non crede più di tanto nella condivisione di questa situazione con altre famiglie colpite dallo stesso problema. Forse aveva proprio ragione Tolstoj quando, nella sua “Anna Karenina”, scrisse che “Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è, invece, disgraziata a modo suo”. Non crede nemmeno nell’integrazione da parte degli altri: quando uno esce dal binario, viene lasciato ai margini, anche se corre l’anno 2014. Tuttavia, Chiara non si arrende: ha molti progetti in mente, fra cui la creazione di un centro estivo per autistici. Inoltre, spera vivamente che i futuri medici vengano formati anche per destreggiarsi meglio nell’ambito di questa patologia, che lo stato contribuisca un po’ di più alle cure e che aumentino le ricerche per conoscere le cause dell’autismo e, perché no, possibili metodi che favoriscano leggeri miglioramenti, dato che la totale guarigione è impossibile. È importante vedere sempre una luce in fondo al tunnel, anche se fioca, e gioire per piccoli passi in avanti, ricordandosi che, per chi crede, resta il fatto che Dio con una mano toglie e con l’altra dà.