“Ciao a tutti! Mi chiamo Roobi Roobi, ho 18 anni, frequento la 5^ Linguistico e sono Ipovedente. Quest’ultima caratteristica non è una mia descrizione fondamentale, ma per voi, per continuare a leggere l’articolo sarà la cosa più importante da sapere. Dalla nascita ho il Glaucoma Congenito per cui vedo pochissimo, quasi niente! 3 persone su 4 che incontro non sanno cosa sia un IPOVEDENTE, quindi ora ve lo spiego io: la differenza tra un “cieco” e un “ipovedente” sta nel fatto che il “cieco” è una persona totalmente non vedente, mentre l’ipovedente vede parzialmente: ma ci sono tantissimi tipi di ipovisione, modi diversi di vedere le stesse cose, vedere poco ma sfocato, vedere i colori, le forme ma non riconoscere le persone, gli oggetti, vedere a macchie o a momenti. La maggior parte delle persone in tutto il mondo si è fatta un’idea precisa delle persone non vedenti: di solito si aspettano di vedere una persona insicura, bisognosa e che cammina molto lentamente, possibilmente con il bastone bianco e gli occhiali da sole. Questa strana concezione della gente mi ha sempre ostacolata moltissimo perché sono sempre stata una cosa completamente nuova per loro: io “corro” invece di camminare e non mi preoccupo mai di farmi male, sono molto loquace, mi piace imparare cose nuove, andare in giro per il mondo e conoscere nuove persone, sono molto desiderosa di imparare le lingue, infatti le studio a scuola perché mi piace sapere come la gente di altri paesi usa parole diverse per esprimere la stessa cosa.A causa del mio carattere pazzo, la maggior parte delle persone che mi conoscono mi danno un soprannome, o meglio, trovano un modo per esprimere la mia follia: i miei insegnanti mi chiamano “Vulcano” o “Spugna”, i miei amici mi chiamano “Pazza” o “Chiacchierona” e in molti altri modi. Di recente ho partecipato e ho vinto il primo premio ad un concorso internazionale di temi in lingua inglese sul “Braille”, organizzato dall’ Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti con l’Unione Ciechi Europea. Ho voluto scrivere della mia esperienza di vita e di come ho imparato il codice Braille che mi ha consentito di leggere tutto, le mie dita sono i miei occhi e la mia mente dipinge il quadro di ciò che leggo. Sono felicissima che le persone abbiano capito ciò che io volevo trasmettere”. Nel prossimo numero vi racconterò la mia esperienza indimenticabile. Ho partecipato come testimonial al Convegno Nazionale del Braille, uno strumento comunicativo fondamentale di crescita e di integrazione tra vedenti e non vedenti.
Roobi Roobi