Giovani e lavoro. Giovani e famiglia. L'Italia oggi, analisi e dati della situazione attuale nel nostro Paese. L'analisi Coldiretti/Ixé 'Crisi: i giovani italiani e il lavoro nel 2014'.
L'Italia “non è un Paese per giovani”. Eh già... chissà quante volte i nostri ragazzi (la maggior, se non tutti, aggiungiamo noi) se lo saranno sentiti ripetere. Il futuro che non c’è ed anche il presente, detto così può sembrare drastico, ma purtroppo la realtà che ogni giorno ci troviamo davanti è proprio questa. I numeri, infatti, che emergono dalla prima analisi Coldiretti/Ixé su “Crisi: i giovani italiani e il lavoro nel 2014” sono significativi. Partiamo, ad esempio, dai 30enni: beh... più della metà vive ancora con la paghetta dei genitori (il 51%) o dei nonni e altri parenti (3%). Percentuale che sale al 79% se si considerano tutti gli under 34. E di questi, il 75% sta in casa con mamma e papà dove cerca però di rendersi utile (il 76% fa la spesa; il 73% cucina ed il 60% si occupa di piccole riparazioni; c’è però uno zoccolo duro del 16% che non si rifà nemmeno il letto). IL LAVORO, POI: Nel 2014 quasi un giovane su quattro (23%) accetterebbe un posto da spazzino, il 27%, invece, entrerebbe in un call center ed il 36% farebbe volentieri il pony express. Non solo, un giovane su tre, pur di avere un posto lavorativo, è disposto ad accettare un orario più pesante con lo stesso stipendio (33%), ma anche in alternativa uno stipendio inferiore a 500 euro a parità di orario (32%). Nonostante ciò resta solido l’obiettivo “italico” del posto fisso che, se si potesse scegliere, sarebbe preferito dal 46% dei ragazzi. CHI, INVECE, UN LAVORO GIA’ CE L’HA: Il 63% è soddisfatto perché la sua attuale occupazione lo appassiona (25%), offre opportunità di crescita professionale (22%) e consente di curare altri interessi (16%); mentre solamente l’11% è contento del lato economico. Sempre in tema lavoro, da sottolineare come unicamente il 30% delle future generazioni ha un impiego che si rifà al proprio titolo di studio, per il 23% è così solo in parte. QUANTI CURRICULUM: Eh già, si comincia proprio da qui. Ma non è che la situazione sia “rosa e fiori”. Otto giovani su 10, infatti, sono convinti che per trovare il posto serve esclusivamente la raccomandazione. Gli altri (quelli che si sono dati alla ricerca attiva del lavoro nell’ultimo anno) hanno presentato in media 20 curriculum (il 44% non ha inviato alcuna domanda di assunzione). Ancora, il 14% quella parte della popolazione italiana che durante i dodici mesi appena trascorsi ha ricevuto oltre 50 porte “sbattute in faccia”, nessuna risposta o negativa. PRONTI, ALLORA, AD ANDARE ALL’ESTERO O CAMBIARE CITTA’: Sono il 51% i ragazzi che sono disposti ad espatriare per motivi lavoratativi. Il 19%, poi, considera l’Italia una nazione ferma dove non si prendono mai decisioni, il 18% focalizza invece le attenzioni sulle poche possibilità legate al discorso tasse e infine il 17% ribadisce come la mancanza di lavoro è a pari merito con la mancanza di meritocrazia. C’è tuttavia una minoranza del 27% che pensa ancora che il nostro Paese possa offrire un futuro per il valore del ‘Made in Italy’ che si classifica alla stessa posizione con le competenze e la creatività e le risorse ambientali e culturali. Un ultimo dato: negli ultimi 5 anni sono aumentati percentualmente, tra gli occupati, gli over 55, mentre sono calati i lavoratori più giovani a differenza di quanto è avvenuto in tutti gli altri stati industrializzati secondo il rapporto ‘Global Employment Trends 2014’.