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Cultura, Libri

Pecchio al Premio Chiara

La sera di mercoledì 2 ottobre, alla Villa Recalcati di Varese, si è tenuta la conferenza di presentazione del libro, la cui pubblicazione ha avuto un contributo del nostro club: Giuseppe Pecchio, “Tre mesi in Portogallo nel 1822”, Vittoria Iguazu Editora, Siena, 2013
La serata era inserita nel Premio Chiara - Festival del Racconto 2013 e organizzata per interessamento del Rotary Club Busto Gallarate Legnano “Ticino” e del Credito Valtellinese.
Sono intervenuti il curatore del volume Carlo Colombo, giornalista e scrittore, il professor Robertino Ghiringhelli, direttore dell’Istituto di Storia Moderna e Contemporanea e docente all’Università Cattolica di Milano, il presidente del club Silvio Riboldazzi e il past presidente Elio Armiraglio.
Di particolare rilievo, segnaliamo il giudizio di Ghiringhelli: “Questo lavoro di ricerca e riedizione colma una lacuna della nostra storia e letteratura nazionale, riproponendo un libro bello quanto di difficile reperimento, se pensiamo che Giangiacomo Feltrinelli si procurò a un’asta londinese il solo esemplare della prima e unica edizione in lingua italiana (Madrid, 1822), oggi consultabile in Italia e forse in Europa, dal momento che si favoleggia di una copia conservata a Salamanca che però non risulta da catalogo. L’edizione moderna, molto ben curata da Colombo, con un respiro europeo, contribuisce anche al recupero e alla valorizzazione dell’autore, il conte Pecchio, che merita uno spazio maggiore di quello finora accordatogli nella memoria dei contemporanei”.
Nell’introduzione al volume, Marta Boneschi, giornalista e scrittrice, rende merito all’autore del suo buon senso politico e saggio pragmatismo: “Se sono poco conosciute le opere di Pecchio – scrive – la semplicità cristallina della sua visione, crediamo, non può incontrare un massiccio gradimento in Italia, dove la cultura politica è imbevuta di tortuosità e furbizia. Né teorico raffinato né predicatore alle masse, Pecchio non si lascia applicare alcuna etichetta, perché si rivela di volta in volta illuminista nelle scuole di mutuo insegnamento, napoleonico nella convinzione della necessità di uno stato moderno, romantico nella passione per la libertà e la democrazia, positivo assertore degli strumenti di modernità come l’industria, la scienza, la statistica. Non si è finora affacciato il momento della popolarità per Pecchio, amato profondamente da chi lo ha conosciuto di persona e da chi lo ha apprezzato attraverso la lettura. Dobbiamo nutrire affetto e nostalgia per una figura come la sua. Era, come si diceva tanto tempo fa, un galantuomo”.
Tanto apprezzato all’estero quanto ostracizzato in patria, Pecchio ebbe un ruolo di primo piano anche a convincere l’opinione pubblica britannica della necessità di un’Italia indipendente dal giogo austriaco”, ha spiegato Colombo. “Il suo incessante e coerente anelito verso la libertà in tutte le sue forme, indirizzato al conseguimento equilibrato della felicità individuale e insieme sociale, rappresenta il maggiore lascito di questo straordinario personaggio, la cui unica targa commemorativa è posta sulla sua tomba, a Brighton”.
Dell’affinità elettiva tra Pecchio e un’altra protagonista infangata del Risorgimento, Cristina di Belgiojoso, si è speso invece Elio Armiraglio, ricordando anche un’amica fedele di Pecchio, forse avvinta a un reciproco amore: Metilde Dembowski Viscontini. La figura femminile spicca nel libro “Tre mesi in Portogallo” anche attraverso la dedicataria, misteriosamente nominata Ledi Giannina O. nella quale la critica è concorde a riconoscere i tratti di una giovane fanciulla inglese, Jane Elisabeth Harley contessina di Oxford, ma che Ghiringhelli è provocatoriamente propenso a collegare alla madre di lei, omonima della figlia, che fu amante e ispiratrice politica di Lord Byron. Delle donne e dei giovani ha parlato infine il presidente Riboldazzi, ricordando l’impegno del suo anno rotariano in progetti e service a loro legati.

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