«Ragazzi, non dite ’È stato bello, ma vivere questo nella quotidianità risulta impossibile’. Non dovete sottovalutare la nostra libertà: se voi volete, potete. Imparate ad amare e a lavorare. Lo dice anche Freud, scrittore non cristiano: l’uomo sano ama e lavora».
Le parole dell’arcivescovo di Milano e metropolita di Lombardia, il cardinale Angelo Scola, suonano come un mandato. Al suo fianco, i vescovi Oscar Cantoni (Crema), Francesco Beschi (Bergamo) e Claudio Baggini (emerito di Vigevano). Sul palco, i direttori di pastorale giovanile delle diocesi territorialmente inscritte in regione. Davanti a loro, nelle file di sedie, una sessantina di concelebranti e tante autorità. Sul prato antistante il santuario di Caravaggio, 3000 giovani.
La Messa, iniziata alle 8 di domenica, conclude l’incontro con i giovani lombardi. Quelli che hanno voluto trascorrere una notte di veglia, di preghiera e di festa al santuario di Caravaggio, in comunione con Papa Francesco a Rio e con i giovani di tutto il mondo. Nell’omelia, il cardinale Scola si è soffermato sui discepoli che chiedono a Gesù come devono pregare. «Una simile domanda può nascere solo da un contesto di compagnia. Quella dimensione che voi avete vissuto qui».
E subito ha considerato: «Noi sentiamo il bisogno di ancorare le relazioni più importanti a una in particolare che tendenzialmente le rende tutte autentiche. Quella con il Padre». «E’ lui - l’arcivescovo lo ha sottolineato con vigore - che dobbiamo pregare con forza, con tutto il cuore. Lo dice il Vangelo che abbiamo proclamato oggi: ’Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto’».