Il Trofeo Tim, alla fine, l'ha vinto la neopromossa Sassuolo. Dietro sia Juve che Milan. Purtroppo un altro triste episodio di cori razzisti all'indirizzo del milanista Constant.
Quando meno te lo aspetti... ecco il Sassuolo. Già, proprio la formazione neopromossa in serie A ce l'ha fatta: prima al Trofeo Tim. E va bene che non si tratta della salvezza oppure di una qualche coppa, ma il fatto di essersi messa dietro sia la Juventus (campione d'Italia in carica), sia il Milan (tra le pretendenti al prossimo scudetto) è certamente un risultato prestigioso e di livello. Tre gare secche (l'ormai classico appuntamento estivo che da diversi anni ci fa conoscere da vicino alcune delle compagini pronte a darsi "battaglie" durante il campionato): prima Juventus - Milan, con la sfida che si decide ai calci di rigori (nei tempi regolamentari, da segnalare, la prova opaca delle due stelle più attese, Tevez e Llorente, in fondo "le gambe erano bloccate; la dura preparazione di questi giorni si è fatta sentire - ha dichiarato mister Antonio Conte, alla fine delle due partite), poi Juventus - Sassuolo (e stavolta sono i bianconeri ad imporsi, sempre dagli undici metri; comunque bravo il Sassuolo a tenere il campo e a cercare la via del gol). Infine, Milan - Sassuolo, dove non c'è bisogno di andare sul dischetto, perché la gara si conclude per 2 - 1 a favore degli uomini di mister Di Francesco. E il Sassuolo può festeggiare: il Trofeo Tim è suo. Ma l'appuntamento di ieri sera è stato anche e purtroppo caratterizzato dai soliti idioti cori razzisti all'indirizzo di alcuni giocatori di colore sul terreno di gioco. Dopo Boateng, durante l'amichevole di qualche mese fa a Busto Arsizio contro la Pro Patria, stavolta è toccato ad un altro calciatore del Milan, Constant. Quei "buu" continui al suo indirizzo e il giocatore che, una volta tirato una pallonata verso il settore Distinti Nord, lascia il campo. L'ennesima dimostrazione che servono interventi ed azioni concrete e decise, perché così non si può andare avanti. Sono capaci tutti di parlare, molto meno invece sono quelli che alle parole fanno seguire i fatti. Serve riflettere, ma non troppo, c'è bisogno che chi guida il mondo del pallone si muova e presto perché episodi simili non accadano mai più.