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Sport locale, Castano Primo

"La vita in Rosa", Bellaria premiato al Giro

'La borraccia d'argento', riconoscimento alla memoria del motociclista di BettiniPhoto e de La Gazzetta dello Sport, Fabio Saccani, morto nel 2009, al castanese Renzo Bellaria. Trentotto Giri d'Italia sempre in sella, per la radio informazione.

Sognava da giovane di correre il Giro, alla fine di “corse rosa” ne ha fatte 38. Non in sella ad una bici, però, bensì alla guida di una moto. Il Giro d’Italia per il castanese Renzo Bellaria è come se fosse la sua seconda casa e, in fondo come si può “dire il contrario”, una vita con addosso i panni della radio informazione, beh… state certi non è da tutti. “Ogni volta era un’emozione diversa. Il ritrovo prima della partenza, il clima che si veniva a creare durante l’intera competizione, ogni momento occupa un posto particolare nel mio cuore”. Immagini, episodi e aneddoti, fino alle persone conosciute si mischiano insieme e insieme sono tutti lì, racchiusi nell’album dei ricordi personali. “Ho incontrato davvero tanta gente – racconta il castanese – dagli organizzatori ai diversi campioni. I momenti più belli? Ce n’è più di uno: sicuramente quando ho cominciato (avevo appena smesso di correre, 10 anni da atleta tra i dilettanti dal 1961 al 1971), e mi sono ritrovato con molti amici. Quindi, quando hanno vinto i nostri corridori, Saronni, Bugno, Visentini ed altri. Ancora i periodi con Merckx, Hinault e Indurain, specialisti delle gare a tappe. E le serate, tra una prova e l’altra, quando ci si ritrovava semplicemente per scambiarsi quattro chiacchiere. Si parlava della tappa appena conclusa, ma anche un po’ di tutto”. E quelle indimenticabili pagine della sua storia sportiva sono tornate a rivivere proprio in questa edizione 2013 della “corsa rosa”: “la borraccia d’argento”, il riconoscimento alla memoria del motociclista di Bettini Photo e La Gazzetta dello Sport, Fabio Saccani, scomparso nel 2009 mentre stava seguendo proprio il Giro d’Italia, ebbene adesso è andata proprio a Renzo. “E’ stata una grande soddisfazione – conclude – Un onore ed un orgoglio, il Giro è la mia casa, gli atleti e la macchina organizzativa la mia seconda famiglia”. Allora, chissà, che dopo due anni di “stop” (nel 2011 ha deciso, infatti, di fermarsi), non decida di tornare. Mai dire mai, dice un vecchio detto: “Vediamo, magari nel 2014…”.

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