Più del 60% delle operazioni sui mercati finanziari è eseguito da computer. Si chiama 'high frequency trading': grandi banche di investimento, ma anche piccoli operatori.
Il tema della tecnologia che prende il sopravvento sull’uomo risale ad epoche di gran lunga precedenti le celebri opere cinematografiche che l’hanno reso noto al grande pubblico, come Metropolis e Terminator. Quel che James Cameron aveva però immaginato potesse accadere in ambito militare, in realtà sta oggi accadendo in ambito finanziario. Ad oggi, più del 60% delle operazioni sui mercati finanziari è eseguito da computer, che sulla base di complessi algoritmi inoltrano ordini di compravendita su vasta scala per lucrare su temporanee ed infinitesimali differenze di prezzo. Si chiama ‘high frequency trading’ (letteralmente, commercio ad alta frequenza) ed è condotto da grandi banche di investimento così come da piccoli operatori specializzati, che sfruttano momentanee possibilità di guadagno immettendo anche decine di migliaia di ordini nel giro di pochi secondi. Questi operatori godono di un significativo vantaggio rispetto agli investitori tradizionali in termini di rapidità di accesso al mercato, permettendo loro di ottenere grandi profitti da mere operazioni di arbitraggio o speculazione che non hanno nessuna utilità per l’economia reale ed anzi contribuiscono in maniera sostanziale ad aumentare la volatilità sui mercati finanziari. Già J. M. Keynes, uno dei principali economisti del XX secolo, aveva dichiarato: “Gli speculatori possono non fare danni fintanto che restino bolle nel mare delle imprese. Ma la situazione è grave quando un’impresa diventa una bolla in un vortice di speculazione”.