L'elezione del successore di Giorgio Napolitano è ormai alle porte, ma ancora nel palcoscenico politico italiano c'è grande incertezza su candidati e nomi.
L’elezione del Presidente della Repubblica è alle porte, ed è inutile ribadire che in un paese dove sembra regnare l’incertezza istituzionale la scelta del nuovo inquilino del Quirinale non sarà secondaria. Teniamo anche conto che la Presidenza di Napolitano, che pure si è sempre mosso all’interno delle regole stabilite dalla Carta, ha dimostrato come un uomo di ampia esperienza politica (cosa che di per sé non dovrebbe essere un insulto, come qualcuno invece proclama) riesca praticamente a supplire le forze politiche. La scelta, dunque, non dovrà essere superficiale: peccato che il caos sia totale, come capita spesso, si potrebbe dire. Ma forse è finito il tempo in cui ci si poteva permettere di giocare e, dato che i nomi papabili sono molti, abbiamo la sensazione che la situazione sia ingessata. Dalle “quirinarie” (cioè la scelta del candidato del Movimento Cinque Stelle, scelto in base a consultazioni online) emergono i nomi di Milena Gabanelli (che però dovrebbe avere rifiutato la candidatura), Gino Strada e Stefano Rodotà, quest’ultimo gradito anche al PD, cui Grillo ha fatto un’offerta sibillina e un po’ tardiva: “Votate i nostri candidati, poi chissà...” E, ancora una volta, le polemiche aspre (che vanno al di là del sacrosanto dibattito all’interno di un partito) tra i democratici non si sono fatte attendere: da Franco Marini e Sergio Mattarella, fino ad Anna Finocchiaro e Romano Prodi, tutti invisi a Renzi che li accusa di rappresentare nell’immaginario collettivo la tanto vituperata “casta”. Eppure pare che il sindaco di Firenze appoggerebbe Amato (non gradito dalla Lega Nord, si invece a Berlusconi), secondo i bene informati, proprio per dare una spallata a Bersani. E il cavaliere insiste per volere un “moderato” al Colle, ma non rabbrividisce al nome di D’Alema, con Prodi sì. E anche i meccanismi dell’elezione stessa non facilitano: i grandi elettorali (deputati, senatori e 58 rappresentanti delle Regioni) sono 1007, compresi i senatori a vita. Ai primi tre scrutini, per essere eletti, servono 672 voti. Dalla quarta è sufficiente ottenere la maggioranza assoluta (504). Il voto, in tutti i casi, è segreto.