Racconti, musica klezmer e canti per ricordare gli orrori del passato e trasmetterlo ai giovani del presente. Per riassumere il significato dell’appuntamento prendiamo spunto dal brano di una lettera riportato durante l’incontro: “Se il cielo fosse bianco di carta e tutti i mari neri d’inchiostro non potrei dire a voi miei cari quanta tristezza ho in fondo al cuore, quale il pianto quale il dolore intorno a me”. Sono le parole di un bambino, uno dei tanti prigionieri dei lager nazisti, uno dei tanti prigionieri di un delirio collettivo che ha portato morte in tutto l’Occidente. L’iniziativa è stata promossa e fortemente voluta dall’assessorato alla cultura del Comune di Cuggiono, così come detto in apertura di spettacolo dall’assessore Luigi Tresoldi. Grandi suggestioni, così come gli stessi artisti hanno voluto sintetizzarci: “Abbiamo voluto narrare la cultura di un popolo, gli ebrei, che pur costretto a subire la propria dispersione, ha saputo mantenere una propria identità integrandosi nelle varie regioni dell’Europa, creando una propria lingua, lo yiddish, con un fascino ricco di sfumature e sottigliezze psicologiche”.