Dalle violenze gratuite al drammatico che tocca le coscienze di tutti
Che quello che stiamo attraversando sia un periodo storico cruciale per la nostra economia e per il nostro vivere comune è fuori di dubbio. Ma la fase attuale, molto probabilmente, verrà ricordata anche per gli interrogativi morali ed etici sul valore della vita. Interrogativi enormi che vanno a toccare le corde più profonde dell’animo umano, intaccando l’aspetto emozionale, personale e religioso di ognuno. Ma iniziamo con i fatti e partiamo dalla vicenda di Nettuno in Provincia di Roma. Tre giovani, di cui uno minorenne, solo per il gusto di provare emozioni forti e divertirsi un po’ dopo aver preso sostanze stupefacenti decidono di raggiungere la stazione ferroviaria cittadina: individuano un immigrato indiano di 35 anni, lo picchiano, lo insultano ed infine gli versano del liquido infiammabile addosso e dandogli fuoco. Un gesto assolutamente gratuito che per poco non si trasformava in tragedia. E la domanda è semplice: come può arrivare la mente di un giovane a cercare di uccidere una persona? La risposta più comune è stata: “Sono giovani senza valore, non hanno nulla in cui credere, teste vuote”. Sarà anche vero, ma non sarebbe meno preoccupante se il movente fosse stato razzismo o bullismo. Una mancanza di percezione del reale sempre più accentuata, che in tante situazioni porta le persone a perdere coscienza del valore della vita umana in senso largo. E se questo è un episodio di violenza probabilmente, e speriamo, condannato da tutti, passiamo ad un argomento più ‘scomodo’ ma non per questo meno doloroso e toccante. La vicenda di Eluana Englaro. Diciassette anni di stato vegetativo, un ultimo viaggio in ambulanza da Lecco a Udine per compiere il volere di una sentenza della Corte di Appello di Milano a suo modo ‘storica’. Una parola ‘fine’ non ancora certa, non ancora comprensibile. Perchè in questa vicenda si intersecano troppi interrogativi che ampliano la storia di questa povera ragazza tramutandola, se possibile, in un caso di giurisdizione. In Italia, si sa, l’eutanasia è vietata e la legge sul testamento biologico rimane nei cassetti della politica da troppi anni. In quello che sta accadendo e che potrebbe accadere paradossalmente non vi è nulla di certo: giusto o no agire in questo modo? Corretta l’interpretazione del padre Beppino sulle reali volontà della figlia? L’alimentazione si può paragonare ad un trattamento medico? Una persona in stato vegetativo percepisce o meno il dolore se gli viene sottratta l’alimentazione e l’idratazione? Sotto questi interrogativi si scuote un’opinione pubblica divisa, che stenta a confermare una qualunque verità. Perchè sull’ipotesi del testamento biologico all’esame della Camera in tanti sono daccordo: poter scegliere, in stato autonomo e cosciente, cosa fare nel caso poi si arrivi a dover vivere solo grazie a trattamente medici. Ma nel caso di Eluana: chi realmente sta scegliendo? E’ doveroso ricordare come la ragazza non abbia cure in corso, riesca a deglutire da sola e non sia legata a nessuna macchina artificiale. Nessuna medicina la tiene in vita. Diritto da difendere o eutanasia?