«Dalle anticipazioni sul testo della legge di stabilità vediamo che ci sono ancora tagli lineari: questo vale in particolare per la sanità e si traduce con l'ennesimo danno nei confronti delle regioni del Nord che hanno già i conti a posto».
Lo dichiara Massimo Garavaglia, responsabile del dipartimento Fisco, Finanze ed Enti Locali della Lega Nord a proposito della legge di stabilità all'esame del Consiglio dei Ministri. «Alcune considerazioni sono d'obbligo. La prima è che nonostante le ripetute smentite di Monti siamo di fronte all'ennesima manovra di altri 10 o 12 miliardi, se va bene. Poi ci chiediamo perché Monti deve fare la manovra? Perché ha sbagliato aumentando troppo la pressione fiscale e generando, come era prevedibile, un calo delle entrate. Parliamo di 18 miliardi in meno rispetto a quanto previsto dallo stesso Governo. Da qui la necessità di un'ulteriore manovra. La Lega insisterà su due punti: il primo è l'eliminazione dei sussidi inutili alle imprese decotte - spiega Garavaglia - per liberare ingenti risorse da destinare alla riduzione delle imposte per le aziende che esportano e fanno innovazione. Il secondo prevede una drastica diminuzione della spesa della pubblica amministrazione con un piano pluriennale di riduzione del personale fino a un milione di unità. Così si ottengono a regime 50 miliardi di risparmio, cioè la fine delle manovre, il pareggio di bilancio vero e meno tasse per famiglie e imprese. Nel testo si dispone, tra l’altro, lo stanziamento di 160 milioni di euro per la regione Campania per coprire un disavanzo che risale agli anni ’90. Dopo i 900 milioni della Sicilia non poteva mancare la Campania. Ci chiediamo – ha domandato Garavaglia – con che faccia i rappresentanti di PD e PDL possano tornare al Nord. Come se non bastasse, a queste cifre dobbiamo aggiungere un miliardo e 600 milioni per il trasporto pubblico locale che va a coprire in larga parte i buchi delle regioni del Sud ed infine l’articolo 11 che istituisce l’Agenzia per la coesione. Sono proprio – ha concluso – senza vergogna: rifanno la cassa del Mezzogiorno».