Dal racconto di un nostro lettore, la cronaca di una pace quasi impossibile. Un viaggio nell'area mediorientale per capire e riflettere sulla situazione quella zona.
Mentre l’area mediorientale diviene incandescente per le proteste arabe, dopo il film che racconta una versione ‘blasfema’ su Maometto, e i venti di un intervento israeliano contro l’Iran si fanno sempre più insistenti, riportiamo una testimonianza di ordinaria quotidinanità in Terra Santa. La foto in alto, gentilmente concessa da alcuni giovani cuggionesi pellegrini in quelle zone quest’estate, racchiude il difficile equilibrio e la convivenza tra le quattro principali religioni a Gerusalemme. Una pace ‘armata’, sempre sul punto di esplodere e fortemente controllata. “Io e mia moglie poche settimane fa abbiamo avuto modo di compiere un viaggio un po’ particolare - racconta Fausto Meroni, cuggionese - abbiamo infatti visto i territori palestinesi con un pellegrinaggio di giustizia di ‘Pax Christi”. I territori visitati sono quelli comunemente conosciuti come Cisgiordania, divisi dagli israeliani in tre aree: area A (famosa per la città di Ramallah), 15% del totale a controllo palestinese; la B, 25% del totale a controllo militare israeliano e amministrativo palestinese; infine, la zona C, il 60% del totale sotto controllo militare di Israele. “L’area è fortemente instabile per la continua pretesa israeliana di controllare i territorio rivendicati come proprie dalla tradizione biblica - continua Fausto - In realtà questo provoca situazioni quotidiane paradossali, soprattutto dopo la costruzione, a partire dal 2002, del grande muro di divisione per motivi di ‘sicurezza’. Noi stessi abbiamo vissuto l’esperienza in prima persona: per poter andare a lavorare i palestinesi, oppure anche per spostarsi di pochi metri o chilometri, devono passare ore e ore ai checkpoint di sicurezza con controlli ottici, digitali e dei documenti”. Ogni giorno, ai posti di controllo, passano tra i 3.000 e i 30.000 cittadini, al mattino come alla sera. “La nostra testimonianza diretta ci spinge a chiedere a tutti, soprattutto a chi andrà nell’area anche per un normale pellegrinaggio, un aiuto per due obiettivi molto semplici. In primo luogo per sostenere un ospedale per i palestinesi bisognosi a Betlemme. Essendo in ‘area C’ non dovrebbe nemmeno esistere, per cui nessun carico dall’estero può essere inviato ufficialmente. Noi chiediamo, a chi può, di far avere e portare un chilo di medicinali ciascuno, con le cose più semplici: aspirina, antibiotici, integratori,... così come volevo chiedere ai nostri sindaci contributi per farmaci anti-rigetto dopo le operazioni. Il secondo obiettivo è, invece, sostenere le attività di alcune suore comboniane a Betania (la città biblica di Lazzaro, ndr) per il loro asilo. Il muro le ha divise, con percorso obbligato di oltre 18 chilometri, dal cortile dove svolgono educazione per oltre 50 bimbi. Basterebbero giochi e materiale di cancelleria”. Chi andrà nell’area o vuole sostenere l’iniziativa può contattare Fausto al 339/3775533.