“Su questo concerto, che doveva essere una festa gioiosa in occasione di questo incontro di persone provenienti da quasi tutte le nazioni del mondo, vi è l’ombra del sisma che ha portato grande sofferenza su tanti abitanti del nostro Paese”.
Sono le parole del discorso che Papa Benedetto XVI ha pronunciato al termine del concerto a lui dedicato dal Teatro alla Scala di Milano in occasione della partecipazione del Santo Padre al VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Il Pontefice ha voluto ricordare le popolazioni italiane vittime del terremoto degli ultimi giorni alle quali il Sovrintendente e Direttore Artistico del Teatro alla Scala Stéphane Lissner, prendendo parola prima dell'inizio della serata, ha dedicato il concerto. "Il destino ha voluto che in queste giornate dedicate alla Famiglia, molte famiglie vicine a noi conoscessero all'improvviso sventure e dolori - ha detto Lissner dal palco prima dell'inizio della serata -. Pensiamo di interpretare il sentimento del Santo Padre, degli organizzatori di questo incontro, dei lavoratori del Teatro alla Scala e di tutti gli italiani, dedicando alle famiglie dell'Emilia colpite dal terremoto il concerto di stasera".
Dal podio del maestro il Pontefice ha lodato la scelta della Nona Sinfonia di Beethoven: "ci permette di lanciare un messaggio con la musica che affermi il valore fondamentale della solidarietà, della fraternità e della pace. Questo messaggio è prezioso anche per la famiglia, perché è in famiglia che si sperimenta per la prima volta come la persona umana non sia creata per vivere chiusa in se stessa, ma in relazione con gli altri; è in famiglia che si comprende come la realizzazione di sé non sta nel mettersi al centro, guidati dall’egoismo, ma nel donarsi; è in famiglia che si inizia ad accendere nel cuore la luce della pace perché illumini questo nostro mondo”.
Il Pontefice ha ricordato nel suo intervento l’11 maggio del 1946 quando “Arturo Toscanini alzò la bacchetta per dirigere un concerto memorabile nella Scala ricostruita dopo gli orrori della guerra. Narrano che il grande Maestro appena giunto qui a Milano si recò subito in questo Teatro e al centro della sala cominciò a battere con le mani per provare se era stata mantenuta intatta la proverbiale acustica e sentendo che era perfetta esclamò “È la Scala, è sempre la mia Scala”. In queste parole “È la Scala “è racchiuso il senso di questo luogo, tempio dell’Opera, punto di riferimento musicale e culturale non solo per Milano e per l’Italia, ma per tutto il mondo”.
Benedetto XVI ha definito il concerto “un momento di elevazione dell’animo” sottolineando che quella che Beethoven disegna con la sua musica “è una visione ideale dell’Umanità”.
“Non è una gioia propriamente cristiana quella che Beethoven canta, è la gioia, però, della fraterna convivenza dei popoli, della vittoria sull’egoismo – continua il Pontefice - ed è il desiderio che il cammino dell’umanità sia segnato dall’amore, quasi un invito che rivolge a tutti al di là di ogni barriera e convinzione”.
Facendo riferimento alle parole dell’Inno alla Gioia di Schiller ha detto: “Noi cerchiamo un Dio che non troneggia a distanza, ma entra nella nostra vita e nella nostra sofferenza”.
“Non abbiamo bisogno di un discorso irreale di un Dio lontano e di una fratellanza non impegnativa – ha continuato - Siamo in cerca del Dio vicino. Cerchiamo una fraternità che, in mezzo alle sofferenze, sostiene l’altro e così aiuta ad andare avanti”.
Il Pontefice ha assistito al concerto dalla platea su una poltrona posta al centro della sala e non dal palco reale. Alla sua sinistra il Segretario di Stato della Santa Sede Tarcisio Bertone, l'Arcivescovo di Milano cardinale Angelo Scola, l'Arcivescovo Emerito di Milano Dionigi Tettamanzi e il Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia Mons. Ennio Antonelli. Alla sua destra il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi con la moglie, il Ministro della Cultura Lorenzo Ornaghi, in rappresentanza del Governo, il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia con la consorte e il Presidente della Provincia Guido Podestà con la moglie.
Il maestro Daniel Barenboim ha diretto la Sinfonia n. 9 in re minore op. 125 per soli, coro e orchestra di Ludwig van Beethoven.
Arrivato alla Scala Benedetto XVI è stato accolto dal Sindaco di Milano e Presidente della Fondazione Teatro alla Scala Giuliano Pisapia e dal Sovrintendente e Direttore Artistico del Teatro alla Scala Stéphane Lissner. In seguito, una volta in sala, un lungo applauso ha accompagnato il Pontefice al suo posto.
Al termine del discorso Benedetto XVI ha salutato nel retropalco le maestranze del teatro per poi tornare in Arcivescovado per la notte.
È la prima volta che Benedetto XVI entra, da Pontefice, in un teatro. E lo fa là dove, il 21 maggio del 1983 Giovanni Paolo II, a Milano per il Congresso Eucaristico Nazionale, aveva assistito ad un concerto di musiche verdiane diretto dal maestro Riccardo Muti.
Il concerto alla Scala è stato un’occasione culturale per raccontare il mondo e le famiglie e per ribadire attraverso la musica i temi del VII Incontro.
Lo stesso Arcivescovo di Milano cardinale Angelo Scola ha sottolineato come “La musica è forse uno degli elementi maggiormente presenti nella realtà della festa: non c’è vera festa senza musica, senza che uomini e donne siano afferrati da melodie e canti in grado di esprimere le loro gioie e malinconie, le loro attese e tristezze”.
In sala i rappresentanti di 85 Conferenze Episcopali del mondo, le famiglie a Milano per partecipare al VII Incontro Mondiale, oltre 50 cardinali, i parlamentari lombardi, il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi e i rappresentanti delle Istituzioni del territorio.