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Attualità

Le crisi dimenticate dai media

Le tragedie del mondo spesso trascurate dai mezzi d'informazione

Nel buio di una sala conferenze sono proiettate delle immagini che tolgono il fiato. Primo scatto: polvere, in lontananza un campo profughi affollatissimo con panni puliti stesi in un sudiciume di coscienze. Non è un film. E’ la quotidianità che si assapora ogni giorno in Pakistan. Altra immagine: centinaia di migliaia di persone fuggono in tutte le direzioni alla disperata ricerca di salvezza, tra bambini soldato e donne senza più un’anima nei loro occhi. Manca acqua, cibo e riparo; l’accesso all’assistenza sanitaria è praticamente inesistente. Questo invece è il Congo. Nessuno sa nulla, ciò che non è detto dalla televisione non esiste. Eppure sappiamo tutto degli amori nella Casa del Grande Fratello, cerchiamo di leggere il labiale di Mourinho e sappiamo dove Simona Ventura ha passato le vacanze di Natale. Tv e giornali ci inondano di informazioni e immagini, ma sono davvero di qualità e veritiere? L’audience condiziona chi informa, i mass media modellano il loro target. Nel 2008 la percentuale di notizie sulle crisi umanitarie mondiali, passate sui principali telegiornali, sono state in costante diminuzione. Dal 10% del totale delle notizie nel 2006, all’8% nel 2007 fino al 6% (4.901 notizie su un totale di 81.360) nell’ultimo anno. L’analisi, drammatica e impietosa, è nel rapporto scritto da Medici senza Frontiere in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia. I dati sono allarmanti: nella tragica top ten delle crisi dimenticate spicca l’emergenza sanitaria nello Zimbabwe, la catastrofe umanitaria in Somalia, la situazione sanitaria in Myanmar, i civili nella morsa della guerra nel Congo Orientale, la malnutrizione infantile, la situazione critica nella regione somala dell’Etiopia, i civili uccisi o in fuga nel Pakistan nordoccidentale, la violenza e la sofferenza in Sudan, i civili iracheni bisognosi di assistenza, gli effetti nei paesi poveri della diffusione della coinfezione HIV-TBC. La black list è stata presentata e analizzata in un nuovo rapporto dell’organizzazione presentato mercoledì a Roma ed è stato anche l’occasione per lanciare la campagna “Adotta una Crisi Dimenticata” - con il patrocinio della Fnsi - per chiedere a quotidiani e periodici, radio, tv e testate online di impegnarsi nei prossimi 12 mesi a far diventare ‘notizie’ i drammi che affliggono il sud del mondo. Forse c’è una legge, non scritta, che giustifica chi per difendersi o per non pensare prende le distanze dalle tragedie che opprimono quasi tre quarti degli abitanti della Terra. Un diritto che suggerisce di non farsi coinvolgere ogni giorno da chi è costretto a contare i bambini che ogni minuto, da qualche parte nel mondo, muoiono di fame o paura o malnutrizione. Da quei numeri, entro certi limiti, è dunque lecito non farsi travolgere, se non altro per evitare l’assuefazione e far diventare tutto quello che vediamo in tv una semplice progressione di fotogrammi senza senso. C’è però anche un obbligo etico che dovrebbe indurre le persone come noi a non dimenticare del tutto cosa sta succedendo fuori dai nostri orticelli ben curati. Luoghi dove l’occhio dell’informazione occidentale non arriva quasi mai, se non in occasione di catastrofi naturali, oppure ‘emergenze umanitarie’ provocate dai frequenti sussulti di guerra, se non addirittura per meri interessi commerciali, sanciti da visite ufficiali di qualche sottosegretario. A Noi la conclusione. Per ulteriori informazioni http://www.medicisenzafrontiere.it/.

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